(di Marco Marturano) Il 2017 della politica italiana è iniziato con la frenata del Presidente della Repubblica sui tempi delle elezioni anticipate e con l’accelerazione del PD (e in particolare di Renzi, Orfini e di chi vuole vincere e non pareggiare la prossima consultazione per le politiche). In perfetta sincronizzazione con questi due movimenti in direzioni opposte ecco lo slancio anche del partito di Grillo. Uno slancio che ha come obiettivo segnare la partenza dell’anno elettorale con due segnali forti che, a leggere i commenti politici e giornalistici, non sono stati forse interpretati in tutta la loro strategia. Cominciamo dalla battuta-proposta contro la stampa “cinica e bara” che l’ex comico genovese ha lanciato per far risolvere ad una giuria stile televoto dei reality show l’eterno dubbio sulla veridicitò della stampa. Su questa proposta potremmo fare (come si stanno facendo) una serie di riflessioni e in particolar modo relative ai precedenti storici che in politica arrogano alla politica e al potere (con l’uso strumentale del popolo naturalmente) la verità contro la falsità del giornalismo.
Solo per essere veloci basti ricordare la Pravda (ovvero la verità in russo e infatti nome della testata del PCUS sovietico) che ha caratterizzato da sempre l’apoteosi della propaganda nel secondo dopoguerra e più lievemente la tanta comunicazione sulla verità affermata da Silvio Berlusconi contro le menzogne della stampa (guarda caso, per contrappasso con la Pravda, comunista).
Del fondatore di Forza Italia basti pensare all’imperdibile strumento di comunicazione della campagna 2006 (dopo cinque anni di governo a suo dire raccontati con un certo numero di bugie dalla stampa) che portava il nome di “la vera storia italiana” (da non confondere con la geniale “una storia italiana” del 2001. Ma qualsiasi discussione su questa proposta di Grillo rischierebbe di farci perdere il suo vero senso. Il senso di buttare un pò di fumo e far abboccare le prime pagine dei giornali stessi e tutti gli schieramenti politici per gridare al fascismo e alla censura.
Una tecnica questa che ha sempre funzionato e che di sicuro ha avuto nel Cavaliere di Arcore il suo principale interprete e che ha sempre funzionato attirando paginate e giorni di polemica che hanno prodotto l’effetto di rendere più popolare che questo tipo di provocazioni le lanciava schierandosi contro un pezzo di sistema. Come dire che se discutiamo della proposta caschiamo tutti nella gigantesca trappola tesa da Grillo e Casaleggio jr e che è quella di distrarre giornalisti e politica ricreando ancora una volta la sensazione di forza antisistema che il P5s deve continuare a creare per nascondere con il fumo l(che ti aspetti dal vecchio M5s) il vero arrosto. L’arrosto è quello palesato il giorno prima con il codice etico e con la svolta garantista sugli indagati ufficializzata nero su bianco da Grillo e Casaleggio jr. Una svolta che anche in questo caso da un lato non è per niente una novità perchè codifica semplicemente l’atteggiamento supergarantista assunto fino ad oggi dal P5S nei confronti di tutti i suoi amministratori e consiglieri indagati da Quarto a Parma, da Livorno a Palermo, da Bologna a Roma.
Atteggiamento supergarantista che ha rappresentato il segno della trasformazione che su questa testata abbiamo analizzato e chiarito ormai da mesi e che ha evoluto il movimento 5 stelle nel Partito 5 stelle, privandolo definitivamente di quei superpoteri di unicità e di rivoluzionarietà che dal vaffa day proprio sulla censura verso gli indagati ne aveva fatto un attore originale del mercato elettorale. In questo senso il codice etico rappresenta solo la formalizzazione di un processo politico che istituzionalizza il Partito 5 stelle come partito con visioni e atteggiamenti ben più simili ai partiti della prima e seconda repubblica di quanto non credessero i suoi elettori originari. E del resto anche l’associazione manifestata in questi anni nei comuni dove governa il P5s che abbinano garantismo e autoassoluzione con il vittimismo verso la stampa e il resto della politica e i cosiddetti poteri forti sono un grande classico. Con un quarto di secolo di ritardo Grillo e Casaleggio jr imitano nel 2017 (dieci anni dopo il vaffa day contro i politici indagati che ha fatto nascere il M5S) il PSI di Bettino Craxi durante tangentopoli nel 1992. quel PSI di Craxi che 25 anni fa era bersaglio degli spettacoli di Beppe Grillo e che 25 anni dopo diventa il suo modello politico. Ma l’arrosto non finisce qui proprio perchè questa non sarebbe una novità. Il vero obiettivo della codifica del garantismo verso gli indagati da parte di Grillo e Casaleggio jr non è la sola difesa dei propri eletti (tutti in realtà sacrificabili in un partito basato sul verticismo assoluto del fondatore) ma soprattutto un segnale fortissimo a quei poteri forti e a quell’elettorato moderato che il M5S diceva di nascere per ribaltare e che invece il P5S vuole conquistare per vincere le elezioni politiche.
E’ ai poteri forti e agli elettori moderati che parla Grillo quando dice che non si possono condannare amministratori e politici solo sulla base di un avviso di garanzia, perchè dicendolo spedisce forte e chiaro un messaggio di rassicurazione rispetto alla stabilità che garantirebbe comunque una vittoria a cinque stelle e che invece non garantirebbe il giustizialismo professato fino ad ora verso i politici di altri partiti e in parte praticato con le epurazioni interne dal vecchio M5s in versione stalinista. Del resto per chi pensi che questa è una delle consuete interpretazioni giornalistiche processabili da parte del tribunale popolare antistampa lanciato come fumo da Grillo basta che si vada a vedere un esempio pratico di vittoria a cinque stelle ottenuta parlando e trattando con i poteri forti e con una parte di elettorato moderato.
Basta che si vada a vedere cioè Torino dove la Sindaca Appendino ha costruito il suo successo anche e significativamente sulla storia della sua famiglia e sui rapporti che ha avuto e ha con il cuore del potere torinese. e non a caso, come la stessa Sindaca ha recentemente ammesso, la sua amministrazione sta sostanzialmente riconfermando una parte notevole delle scelte della precedente. naturalmente dopo aver raccontato cambiamenti clamorosi e rivoluzionari con provocazioni nello stile del fumo di Grillo sulla giuria popolare sulla stampa. Occhio quindi a farsi prendere sia la stampa che la politica dalla lettura più di superficie e facile di queste due uscite complementari. il P5S (come ha dimostrato sia aTorino che a Livorno che a Roma) è disposto qualsiasi azione normalizzatrice pur di conquistare il potere e ha imparato dal referendum che è più facile farlo sostenendo posizioni conservatrici e rassicuranti come quelle contro le riforme che veramente rivoluzionarie.