«I cospicui avanzi annuali di bilancio del Comune di Villafranca permettono di sopportare l’impegno economico del 5% sul costo complessivo per i profughi e, come più volte ribadito nel passato, il supporto delle marginalità sociali che riguardano molte persone e famiglie della nostra comunità» A dirlo è il portavoce del Centrosinistra Paolo Martari a commento del consiglio straordinario di ieri.
«Come forze politiche di opposizione non ci nascondiamo le problematiche di una sfida che rischia di essere letta in conflitto con le molte gravi esigenze e bisogni già presenti tra i nostri concittadini – spiegano i consiglieri comunali Paolo Martari, Davide Zago, Gianni Martari, Isabella Roveroni, Matteo Melotti -. Tuttavia non possiamo rassegnarci all’idea che si possa alimentare una “guerra tra poveri” tra i “nostri” e gli “altri”: al centro resta la persona umana, in quanto tale. Non possiamo dimenticarlo. Rispetto al tema posto dalla prefettura di Verona, noi riteniamo, che sia compito dell’istituzione Comune non distogliere lo sguardo dal fenomeno in questione, ma anzi sporcarsi le mani per contribuire – secondo le proprie competenze e magari in rete con altri comuni del nostro territorio – alla sua gestione. Abbiamo dunque proposto che il Comune di Villafranca si impegni ad attivare con urgenza un tavolo operativo con i soggetti (del terzo settore e non solo) disponibili, che possano fattivamente contribuire alla definizione di un progetto territoriale che dovrà essere presentato entro il 31 marzo ed avrà una durata triennale.
Come chiesto dal primo cittadino, il consiglio ha affidato un mandato di brevissimo periodo a sindaco e vice affinché vaglino le disponibilità presenti sul nostro territorio (operatori del sociale, parrocchie, proprietari d’immobili ecc.) e ci attendiamo una risposta in tempi rapidissimi.
Si tratta di una sfida storica, nei confronti della quale non possiamo girare lo sguardo altrove.
Peraltro, anche sotto un profilo pratico e pragmatico, promuovere un progetto SPRAR – in forza della cosiddetta “clausola di salvaguardia” – permette di circoscrivere a meno di 100 unità (il 3×1000 dei residenti) il numero di profughi attesi. Diversamente la Prefettura potrebbe riversarne, di punto in bianco, molti di più. Per non parlare della gestione diretta (o indiretta) dei contributi pro-capite, che è certamente meglio gestire istituzionalmente di pari passo con l’evoluzione dei percorsi di integrazione promossi».