«La chiusura dell’area verde del Castello testimonia ancora una volta l’incapacità del sindaco Faccioli e della sua amministrazione di affrontare e risolvere il problema dell’utilizzo degli spazi pubblici». Il Centrosinistra attacca sulla chiusura dei giardini che non risolve il problema degli incivili e priva le persone per bene dell’unica vera area verde per il tempo libero e la socializzazione. «Lo stile voluto da questa amministrazione è sempre stato quello di utilizzare la sanzione come strumento di minaccia dissuasiva – accusano i consiglieri comunali Martari Paolo, Martari Gianni, Zago Davide, Roveroni Isabella e Melotti Matteo -. Ma la promessa di dispensare rigide punizioni che avrebbe dovuto contrastare fenomeni di malcostume non ha sortito effetto. “Colpirne uno per educarne cento”, lo stile da sceriffo adottato dal sindaco Faccioli non premia. Potremmo anzi dire che, in questo modo, ne punisce cento per educarne uno. Forse. Era già accaduto coi rifiuti con le promesse del sindaco di tappezzare Villafranca di telecamere accertatrici, rimettendo alla giunta la determinazione delle relative multe, che avrebbero dovuto essere esemplari. Applicazioni? Zero.
Si ricorderanno i cartelli apposti a margine della piazza d’armi del Castello, che interdiscono l’accesso addirittura alle mamme con i loro passeggini. Con l’eccezione, però, dei cavalli utilizzati dai Carabinieri per la rievocazione storica o le orde di fans per i concerti. Si ricorderà l’ordinanza (la n. 27 del 2014) con cui il sindaco vietava di entrare con animali, fumare e svolgere attività sportive (addirittura il gioco “con palle o palloni”) all’interno delle aree verdi pubbliche, disponendo la sanzione amministrativa da 25 a 500 euro per coloro che l’avessero violata.
E, da ultimo, la recente approvazione del regolamento della polizia urbana che consente agli agenti di intervenire in numerosi casi laddove vengano danneggiati o utilizzati in maniera non opportuna le attrezzature e e gli impianti situati su suolo pubblico o anche solo quando venga imbrattato o insozzato il suolo pubblico (Art. 11).
L’applicazione del regolamento (fortemente voluta e difesa dal primo cittadino) permetterebbe di attuare – in casi come questo – un’azione preventiva, educativa e, se serve, punitiva nei confronti di coloro i quali hanno poco rispetto delle Cosa pubblica.
Invece di chiudere i giardini, con buona pace di tutti, avrebbe potuto innanzitutto aumentare il numero di cestini per la raccolta dei rifiuti, oppure installare qualche telecamera (ne sarà avanzata qualcuna, forse?), o ancora organizzare un servizio di presidio e pattugliamento da parte dei vigili, anche a soli fini di deterrenza. Sarebbe bastato far osservare l’ordinanza sindacale o applicare il regolamento della polizia urbana. Cum grano salis, però. Cioè prima sorvegliando le aree interessate, poi ammonendo i destinatari a tenere un comportamento corretto e, infine, se recidivi, a sanzionarli secondo norma. Inoltre, questa vicenda ci conferma che servono nuovi spazi pubblici di carattere informale, dove chi lo desideri possa quanto meno giocare a calcio senza dover chiedere il permesso. Il campetto di Via Zanini (sempre negato dall’amministrazione) dovrebbe svolgere questa funzione, evitando, tra l’altro, di far convivere nello stesso parco ragazzi e bambini di età e con esigenze e bisogni diversi. Gli avanzi di bilancio (da ultimo quello recentemente approvato) consentirebbero ampiamente interventi come questo. Ma sarà, ormai, una riflessione rimessa al prossimo sindaco.