Le statistiche indicano casi di disturbo del comportamento alimentare di 1 persona ogni 4000 abitanti. Se ne parlerà questa sera, mercoledì 5 dicembre, alle 20.30 all’Auditorium di Villafranca di Verona. Relatrice la psicoterapeuta Roberta Siani. La serata è organizzata dal Comune in collaborazione con l’Associazione Crisalide Lilla è formata da familiari di ragazze e ragazzi con disturbi del comportamento alimentare. I più noti tra questi disturbi sono l’anoressia e la bulimia. «Questi genitori si sono uniti avviando progetti di auto-aiuto per sostenersi ed avviare percorsi di recupero dei loro figli supportando anche i servizi pubblici con la loro azione anche sul tema della sensibilizzazione – dice l’assessore Nicola Terilli -. Importante fare educazione e cultura tra tutte le realtà in campo».
Sono disturbi che colpiscono prevalentemente le donne anche se sono in crescita gli uomini, il 10% nella fascia di età 14-25 anni. Non di rado si riscontrano casi già a partire dall’età di 12 anni. Da qui la necessità di fare incontro formativi per insegnanti ed educatori sportivi per arrivare il prima possibile a una diagnosi perché si hanno più chance per risolvere il problema. Nel 25% dei casi si risolve parzialmente, 50% completamente, 25% si cronicizza.
L’associazione nasce un anno e mezzo fa tra i famigliari. «Sportello di ascolto telefonico e poi incontri con chi ha necessità – spiega Luca Borini – . Sollecitare le istituzioni a interessarsi ai disturbi del comportamento alimentare perché vi sia una risposta adeguata dal pubblico. Centro di riferimento è a Borgo Roma che ha attività di prima visita e ambulatoriale. Cerchiamo di far partire un Day Hospital almeno per una quindicina di ragazze con la gestione giornaliera dei pasti assistiti in una struttura protetta con esperti. Altri due centri privati non convenzionati: Villa Garda e villa santa Chiara a Quinto».
E’ una patologia che nasce pian piano. I sintomi all’inizio sembrano normali. I tempi medi prima che ci si accorga del problema superano i 2 anni.
«Per questo è importante la prevenzione e la conoscenza – dice Graziella Bonomi – . Un genitore è difficile che ne parli con gli altri genitori perché si sente un po’ colpevole. Vogliamo rompere questa barriera».