L’insidia di internet si fa più pressante in queste settimane che, con l’avvento del Covid19 e la chiusura necessaria nelle case, molto del tempo viene trascorso dai ragazzi in internet, o giocando in rete o da soli.
Il gaming è sempre più diffuso e in particolare sta colpendo i più giovani. È un avvicinamento molto innocuo, che però permane nel tempo. Quando i genitori non hanno la possibilità di badare ai figli li mettono davanti allo smartphone o al tablet: una volta il ruolo babysitter era delegato alla televisione, ora ci sono i videogiochi. Ma le insidie si nascondono anche nelle chat di gioco. Il grooming è l’ adescamento online tramite chat e social network in cui un cyber pedofilo individua una vittima instaura una relazione dapprima apparentemente amicale poi sempre più confidenziale ed intima per poi sfruttarla ai fini sessuali,.In un contesto in cui i ragazzini passano sempre più tempo collegati in rete,è importante per i genitori sapere come ci si può difendere da questi pericoli.
«Dev’essere chiaro che ci sono delle priorità: – afferma Annalisa Tiberio, pedagogista e assessore -. Prima bisogna mangiare, fare i compiti, lavarsi… poi si può giocare. Giocare deve essere un qualcosa di ricreativo divertente e non sconfinare in ludopatia Il consiglio è quello di rivolgersi subito a uno psicologo o uno psicoterapeuta ed anche al pediatra o medico di base , che inizi un percorso col bambino/ragazzo ma anche coi genitori. Tutta la famiglia deve mettersi in gioco.. Potrebbe essere necessario anche requisire il telefono e staccare il wi-fi, ma per educare facendo capire che lo si fa per il suo bene ogni azione disciplinare deve essere connessa all’obiettivo che si vuole ottenere tramite dialogo costruttivo con motivazioni chiare concrete coerenti ed oggettive. Siamo davanti a nuove sfide educative».
I sintomi della dipendenza possono verificarsi attraverso stati di ansia, attacchi di panico, problemi del sonno, sogni riguardanti i videogiochi, incubi e tremori, problematiche psichiche con anche scollamento dalla realtà. Ricordo che però passare molte ore sui videogiochi non è di per sé indice di una dipendenza, soprattutto se l’accesso è frequente ma frammentato e non continuo, cerchiamo di essere educatori educativi e non ansiosi.
«Per prima cosa i genitori dovrebbero avere una coerenza educativa – afferma la psicologa Giuliana Guadagnini, esperta di psicopatologie legate alla diffusione di internet e dei videogiochi -. Ci devono essere regole condivise con chiare sanzioni o ricompense se il comportamento è consono alle regole condivise, ad esempio fissare degli orari al di fuori dei quali al bambino sia vietato usare il cellulare o il tablet. Se fa i capricci nel momento in cui trasgredisce è fondamentale essere coerenti e mantenere quanto regolamentato e spiegato: i ragazzini devono capire che le loro azioni hanno delle conseguenze, questo serve a responsabilizzarli. Rispetto ai videogiochi consiglio anche di acquistarne adatti all’età del bambino e prediligere specie per i piccoli quelli offline da quelli online, giocando su internet solo in compagnia dei genitori o dei fratelli».