L’alleanza fra Cattolica e Generali è l’ultimo atto del risiko nella grande finanza che fisserà i vincitori e vinti della prossima stagione italiana ed è per questo che « Dopo il passaggio dei controlli e delle competenze per le grandi banche da Banca d’Italia, a Bce è giunto il momento di raggruppare in via Nazionale tutte le funzioni di controllo sul sistema bancario e assicurativo: sarebbe la prima vera grande riforma di cui avrebbe bisogno il nostro Paese». Gianni Dal Moro, deputato Pd, membro della commissione di controllo della Cassa Depositi e Prestiti e già membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, guarda con attenzione ai movimenti in atto e vede come irreversibile la trasformazione di Cattolica da ultima cooperativa del settore a Spa: «Quello che sta avvenendo in queste ultime settimane sullo scacchiere finanziario bancario/assicurativo italiano ha dell’incredibile – sottolinea – . Leonardo Del Vecchio dopo che ha integrato Luxottica con la francese Essilor attraverso la sua holding Delfin ha iniziato la scalata a Mediobanca per assicurarsi tra l’altro un controllo importante nella prima compagna assicurativa italiana: Generali, guidata dal francese Philippe Donnet.
Intesa prima banca italiana lancia un Ops a Ubi che riceve il via libera dalla Bce e da Consob e si scopre poi che attorno al piano di Intesa su Ubi si gioca una partita che vede coinvolta indirettamente Cattolica Assicurazioni e Unipol. L’ingresso di Intesa avrebbe comportato la sostituzione della partnership con Cattolica con quella Unipol. Ora l’ultimo colpo di scena di Cattolica per uscire dalla morsa nella quale si trovava: si allea con le Generali».
Aggiunge Dal Moro: «Appare chiaro come sia in atto un nuovo scenario di potere attorno al sistema assicurativo bancario italiano, dove dopo l’uscita di scena di Cuccia, di Bazoli e di Guzzetti, i nuovi protagonisti si chiamano Carlo Messina di Intesa e Philippe Donnet di Generali. Staremo a vedere, la partita non è ancora finita. Vedremo cosa succederà a Verona, Milano e Trieste e come si completerà la scalata di Del Vecchio su Mediobanca e la sua successiva intesa con Bolloré».
La domanda è se Cattolica, e con essa Verona, uscirà vincente o perdente in questo mutamento…
«Il mirino su Cattolica, terza realtà italiana, era puntato da tempo: l’atteggiamento di Ivass – che ha chiesto un aumento di capitale per 500 milioni quando in Borsa la compagnia ne capitalizzava 627 – è coinciso con il cambio dell’amministratore delegato Minali e con le conseguenti tensioni all’interno della compagine sociale di Cattolica attraverso alcune associazioni di soci o attraverso alcuni fondi e istituzioni finanziarie che su Minali avevano investito. E’ bene ricordare che Cattolica prima del Covid aveva i coefficienti di solidità patrimoniale a posto. Diciamo senza paura di essere smentiti, quindi, che già nell’autunno scorso si respirava aria di attacco a una delle roccaforti del sistema cooperativo cattolico italiano.
Io credo che se l’assemblea dei soci- che sarà convocata per fine luglio – darà il via libera (serve il 65 per cento) alla trasformazione in spa, Cattolica avrà risposto a tutte le manovre che la stavano accerchiando, consentendo la costruzione di un polo industriale assicurativo italiano importante mettendo così in sicurezza Compagnia e azionisti».