(di Bulldog) C’è una generazione cavalletta che sta divorando a più non posso il risparmio dei suoi figli e dei suoi nipoti; una generazione che non sta facendo nulla per pianificare il futuro dei suoi figli e dei suoi nipoti, scaricando bellamente sulle loro spalle il peso di un debito pubblico difficilmente sostenibile a meno di non tagliare adesso una quota importante della ricchezza nazionale. Questa generazione, fra le mille cose, ha gettato via l’anno scorso 16 miliardi per due misure inutili e dannose come il reddito di cittadinanza e quota 100: due mance elettorali che la dicono lunga sulla visione delle due forze politiche – M5S e Lega – che le hanno imposte.

Che l’Italia debba affrontare il suo debito pubblico è cosa nota, come è nota la necessità di affrontarlo in maniera pragmatica: non ha senso massacrare i servizi offerti da un lato e poi sperperare i soldi a vantaggio di nullafacenti e navigator. Non ha senso parlare di tagliare le tasse se non mettiamo mano ad una giungla di 799 diversi sconti fiscali che costano oltre 300 miliardi all’anno. Perché si ti abbasso le tasse, i servizi d’ora in avanti li dovrai pagare senza sconti… Se ne parliamo da vent’anni senza fare molto, questo è dovuto alla enorme ricchezza di famiglie e imprese italiane: 4.369 miliardi € fra azioni, assicurazioni, depositi bancari ecc ecc cui vanno tolti circa mille miliardi di passività (mutui, prestiti a breve, garanzie ecc). Restano oltre 3mila miliardi sufficienti ad azzerare teoricamente il debito pubblico senza nemmeno intaccare le proprietà immobiliari degli Italiani. Voglio la patrimoniale? No, di certo, ma nemmeno assistere ad un dibattito paradossale sugli aiuti che l’Italia può e deve ricevere dall’Europa per chiudere l’emergenza Covid-19.

Delle due l’una: possiamo mettere mano al nostro portafoglio e destinare 200 miliardi dei nostri risparmi per una nuova sanità e per far fare al governo quello che serve per far ripartire il Paese; oppure, dobbiamo chiedere soldi a prestito. Non è un dilemma impossibile da sciogliere: è quello che ogni giorno fanno migliaia di capofamiglia e imprenditori. Metto mano al mio patrimonio personale o chiedo alla banca? Se li chiedo alla banca, questa vorrà delle garanzie sul mio patrimonio e sulla mia capacità di ripagarla nel tempo. La Repubblica è più fortunata: la BCE e l’Europa chiedono al momento un piano di utilizzo per i soldi che ci darà. Piano che ancora l’Italia non ha, purtroppo.

La grafica che vedete è un’ipotesi di riparto dei 37 miliardi che potrebbero arrivare dal MES a tasso quasi zero e senza condizioni capestro fatta dal Corriere della Sera. Al Veneto arriverebbero 3 miliardi, sufficienti per premiare medici ed infermieri adeguatamente per il loro impegno; sviluppare un polo dedicato per le emergenze in grado di reggere ai picchi pandemici; potenziare la formazione universitaria per avere più medici ed infermieri veneti ecc ecc. Se quei soldi non arriveranno dal MES, la Repubblica dovrà chiederli al mercato pagando quasi 2 punti percentuali in più l’anno al costo di 500 milioni in più di interessi ogni anno, quasi 1 milione e mezzo in più ogni giorno. Oppure, i 37 miliardi li prendiamo dai nostri conti correnti. Oppure, quei soldi non li spendiamo proprio e risparmiamo sperando nello Stellone.

Insomma, c’è una scelta da fare e non è ideologica, è pratica. La Gèneralitat di Barcellona, comunità autonoma della Spagna, indipendentista sino al midollo, sino a rischiare il golpe, che ha fatto del sovranismo una religione, vuole accedere al MES, vuole 5 miliardi senza perdere altro tempo. Perché la Sanità va rimessa in sicurezza ora, e non fra un anno. Barcellona non teme trappole e, del resto, per evitarne anche di ipotetiche basta pagare le rate del mutuo alla giusta scadenza.

Ma che prendiamo i soldi dall’Europa o che non li prendiamo resta il problema di fondo: la generazione cavalletta deve diventare generazione-formica, altrimenti i nostri figli e i nostri nipoti verranno a pisciare sulle nostre tombe o, peggio, ci accompagneranno in una delle nostre efficientissime RSA che così tanto bene abbiamo saputo strutturare.