«Da questa crisi l’auto e la moto escono rafforzate e tornano prepotentemente al centro della vita delle persone perché percepite sicure, per sé e per la famiglia. Le recenti ricerche fatte da alcuni istituti, come Aretè, confermano che oltre il 70% degli italiani identifica nella propria automobile il mezzo di trasporto preferito e sicuro per muoversi nella fase post-emergenza.  Questo significa che il settore ha una grande opportunità. È una sfida importante ma sappiamo di poterla affrontare e toglierci molte soddisfazioni». Massimiliano  Di Silvestre è il presidente e AD di BMW Italia, a lui tocca il compito di fare un bilancio del primo semestre più drammatico per l’industria dell’auto con – in Europa e in Italia soprattutto – un crollo verticale delle vendite.

 «Dopo un buon 2019 e un inizio promettente nei primi due mesi del 2020 il mercato ha subito un brusco stop da cui non sarà facile riprendersi. Le stime per quest’anno per il mercato italiano ci riportano ai volumi di qualche decina di anni fa, azzerando lo sviluppo che probabilmente nel 2020 ci avrebbe fatto risalire per la prima volta a un livello più alto dalla crisi del 2008. In questo scenario è molto difficile darsi obiettivi in termini assoluti, ma vogliamo fortemente puntare ad una leadership sostenibile nel segmento premium per il nostro gruppo, con le vetture a marchio BMW e MINI e con BMW Motorrad.  I dati di maggio e giugno, in questo senso, ci sembrano andare nella giusta direzione. In un mercato sia globale che premium in forte calo, siamo stati capaci di guadagnare quota di mercato. La strada da percorrere è ancora lunga e non semplice, ma le misure che abbiamo studiato e implementato durante la fase di lock-down si stanno dimostrando corrette. La ricetta è semplice: assoluta centralità del cliente, nuovi processi retail per andare incontro alle sue esigenze e un’offerta di prodotto straordinaria sia per le due che per le quattro ruote».

Cosa vi aspettate dalle Istituzioni in questo momento difficile per il mercato?

«La sostenibilità è diventata ancora più centrale a seguito della crisi epidemiologica. Abbiamo un’occasione che non possiamo perdere: quella di rinnovare il nostro parco circolante che è uno dei più anziani, inquinanti e insicuri d’Europa. Gli incentivi servirebbero a stimolare la domanda nel breve termine e insieme ad altre misure potrebbero inoltre produrre un effetto positivo sull’economia del Paese nel momento della ripresa. Del resto, storicamente, nelle fasi di rilancio dell’economia, l’automotive ha sempre giocato un ruolo strategico e fondamentale per la ripartenza. Non dimentichiamo poi che un calo importante del mercato delle auto si traduce automaticamente in un danno consistente per l’erario.

Se poi vogliamo che gli incentivi abbiano un valore anche a livello strutturale sarebbe bene scegliere di indirizzarli sulle vetture che contribuiscono alla transizione verso una maggiore sostenibilità. E quindi dobbiamo considerare elettrici, ibridi plug-in, mild-hybrid, ma anche Euro 6 benzina e diesel di ultima generazione e ad elevata efficienza.

Da parte nostra possiamo confermare la volontà di rispettare, nonostante la crisi determinata dal Covid-19, tutti gli impegni presi in tema di normative sulla CO2 sia per il 2020 che per il 2021. Il nostro board ha confermato sia i 30 miliardi di investimenti per la mobilità sostenibile entro il 2025 che il lancio di 25 modelli elettrificati di cui 12 completamente elettrici entro il 2023».