Botta e risposta fra l’amministrazione di Palazzo Barbieri e Michele Bertucco sull’adozione della legge regionale sul consumo di suolo. Questa mattina Federico Sboarina con Ilaria Segala hanno presentato il “Documento del Sindaco” con le linee guida di adozione del provvedimento, primo passo – hanno sostenuto – di un iter più vasto comprendente anche il coinvolgimento dei cittadini. Dalla Zai storica fino a Montorio, non c’è quartiere veronese in cui non siano presenti ex aree industriali o produttive in stato di abbandono o degrado, che hanno bisogno di nuova identità per integrarsi con il tessuto circostante. La pianificazione sarà caratterizzata da minor consumo del suolo, dalla rigenerazione urbana, dal recupero delle aree dismesse e dalla tutela del verde. I punti principali sono:
Contenimento del consumo del suolo. L’obiettivo è quello di limitare le nuove costruzioni, a vantaggio del recupero delle esistenti. Una scelta in linea con la legge regionale n.14 del 2017: per lo sviluppo urbano partire dalla riorganizzazione e dalla riqualificazione del tessuto insediativo esistente.
Rigenerazione urbana. E’ alla base della pianificazione urbanistica dell’Amministrazione, da applicare negli ambiti urbani degradati. Laddove per degrado non si intende solo quello edilizio (in presenza di un patrimonio architettonico di scarsa qualità o obsoleto), ma anche urbanistico (dove vi sia un impianto urbano disorganico o incompiuto), socio-economico (immobili in condizioni di abbandono o utilizzati impropriamente), ambientale (dove le condizioni naturali risultano compromesse).
Recupero aree dismesse. In linea con il contenimento del consumo del suolo, si punta a dare nuova vita a fabbricati dismessi o utilizzati sono in parte, edifici di varia natura disseminati su tutto il territorio. Sono i ‘Vuoti a rendere’, oggetto nei mesi scorsi di una campagna di indagine in cui l’Amministrazione ha coinvolto associazioni di categoria, ordini professionali e investitori.
Modalità e tempi. Gli interventi di riqualificazione urbana possono essere attuati mediante Piani urbanistici attuativi e comparti o Permessi di costruire convenzionati. Cinque le fasi previste per dare corso al procedimento tecnico amministrativo, che si concluderà a metà 2021. Dopo l’approvazione della giunta e un primo passaggio in Consiglio comunale, parte la fase della concertazione per l’individuazione degli ambiti degradati, con incontri e confronti con gli stakeholder, le associazioni di categoria ma anche i cittadini. Stabiliti gli ambiti di degrado su cui intervenire, ne verrà affidata la coprogettazione ad un advisor, che seguirà la stesura del masterplan con le linee guida per le manifestazioni di interesse. Quindi la redazione vera e propria della Variante, e i successivi passaggi di valutazione fino all’adozione finale in Consiglio comunale.
Coinvolgimento. Ancora una volta viene scelto il confronto e la partecipazione della cittadinanza, che sarà coinvolta con lo strumento del GeoBLOG/questionario e con l’attività dell’ArsLab.
Troppo poco e troppo tardi per Michele Bertucco: «Questo è un atto dovuto – sottolinea – pena l’impossibilità di promuovere altre varianti, dal momento che il Comune di Verona deve ancora recepire le previsioni della Legge Regione sul Consumo di suolo, che è del 2017. La scelta di recuperare il patrimonio edilizio esistente in luogo di costruire ex novo non è dunque una gentile concessione dell’amministrazione Sboarina ma una prescrizione di legge. Il Comune poi recepisce la normativa con notevole ritardo, e questo significa che, finché ha potuto, segnatamente attraverso la Variante 23, ha continuato a consumare suolo. Si parla di riqualificazione urbana ma di questa nuova variante né Segala né Sboarina sono in grado di nominare una sola opera pubblica che andrà a migliorare la qualità della vita dei quartieri. Come abbiamo già dimostrato esaminando gli atti propedeutici, a farla da padrone saranno le destinazioni direzionali e commerciali di medio-piccola dimensione.
Infine, non c’è alcuna partecipazione o concertazione: sono i privati che dettano le linee di riqualificazione, secondo i propri interessi legittimi, e il Comune, privo di idee e di visione, che recepisce supinamente tali previsioni. La Variante si fonda infatti su accordi pubblico-privati che porteranno nuove aree direzionali e commerciali e dunque nuovo traffico a Verona Sud. Consumo di suolo o no, siamo ancora fermi ad una concezione dell’urbanistica come messa a profitto del territorio sulla pelle dei quartieri che si dovranno accontentare delle briciole di qualche metro di ciclabile o qualche aiuola».