(di Marco Danieli) Il 27 luglio si dovrebbe discutere il DDL Zan-Scalfarotto-Boldrini contro l’omotransfobia e la misoginia, ma la legge rischia di non
passare il giorno stesso a causa delle troppe proposte di legge urgenti
già fissate sul calendario, non ultima la legge elettorale. Un destino beffardo per un testo depositato appena dieci giorni fa e già oggetto di un feroce dibattito. Del resto, lo aveva previsto anche Alessandro Zan, primo relatore della proposta: «E’ un testo molto avanzato che interviene su un tema in cui l’Italia è molto indietro. Sarà una dura battaglia che avrà forti resistenze da
parte di associazioni e movimenti integralisti».

Il testo unico prevede la reclusione fino ad un anno e sei mesi o una
multa fino a 6.000 euro, per chi trasmette idee fondate sulla
superiorità, sull’odio razziale e sull’orientamento sessuale. Come?
Istigando o commettendo atti di discriminazione per ragioni razziali,
religiose e sessuali. Nei casi più gravi è prevista la reclusione da sei
mesi a quattro anni per chi istiga a commettere o commette violenza per
i motivi sopra citati.
Nella seconda parte, il testo, mira a sensibilizzare verso la
tolleranza, scegliendo il 17 maggio come “Giornata nazionale contro
l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”. Inoltre,
attraverso il Dipartimento delle pari opportunità, elabora un programma
per la realizzazione di centri su tutto il territorio nazionale che
garantiscono adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di
mediazione sociale. Queste proposte non convincono tutti. Infatti come aveva previsto Zan, hanno raccolto dissenso da diversi fronti.

Maddalena Morgante, avvocato di Fratelli d’Italia, è molto diretta al riguardo: «E’ una proposta di legge che, se approvata, introdurrebbe nuove fattispecie di reato, in particolare quello di omotransfobia, aprendo così la strada a derive liberticide, in quanto andrebbe a violare numerose libertà fondamentali quali la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà di stampa e la libertà di religione. Insomma… diventerebbe così una “legge bavaglio” e noi i bavagli non li vogliamo.
La proposta Zan è una legge inutile, dannosa e pericolosa. Inutile
perché la vigente legislazione già garantisce il diritto di non essere
discriminati, punendo, giustamente, le condotte discriminatorie basate
sull’orientamento sessuale (art.3 Costituzione, art.61 c.p., L.Reale
654/75, L.Mancino 205/93)
. Pericolosa perché questa proposta
introdurrebbe, piuttosto, l’idea che ci siano delle categorie di
cittadini privilegiati sulla base della loro libera scelta omosessuale
,
e tra l’altro sarebbe in contrasto con l’art.3 della Costituzione. Ne
consegue che la proposta Zan, se diventasse legge, introducendo ma non
disciplinando il reato di omofobia, lascerebbe enormi spazi
interpretativi e discrezionali alla magistratura, con il concreto
rischio di allargare il raggio del reato di opinione! Per questo condivido e
sostengo l’iniziativa #RESTIAMOLIBERI, le cui manifestazioni si terranno
in molte città italiane, compresa Verona».

#RESTIAMOLIBERI è il movimento nato contro il disegno di legge di
Alessandro Zan e che ha organizzato i ritrovi che verranno svolti oggi – sabato 11 luglio – in Piazza dei Signori  alle 11.00 come in altre 100 piazze d’Italia per manifestare contro i provvedimenti
proposti nel testo unico.

Per il Consigliere regionale Stefano Valdegamberi del Gruppo Misto/Tzimbar Earde: «Questo disegno di legge va ritirato perché è una deprivazione di libertà. Io sono dell’idea che la libertà degli altri finisce dove inizia la mia. Vorrei fosse chiaro che io non ho nulla contro gli omosessuali, credo semplicemente che questo disegno di legge metta in pericolo il libero pensiero.
E’ follia pensare che in famiglia non sarà più possibile insegnare ai
propri figli che un bambino nasce da un maschio e da una femmina,
impedire che a scuola subisca corsi gender o sostenere liberamente che
la famiglia naturale è composta da un uomo e una donna: pena la
reclusione fino a 6 anni di carcere, una multa fino a 6000 euro, il ritiro
della patente, il coprifuoco serale dopo la pena, lo svolgimento attività sociali gratuite a favore delle associazioni LGBTQ e divieto di attività politica. Non esiste un problema discriminazione in un Paese che ha visto persone omosessuali salire in posizioni di assoluto rilievo politico».