(di Gianni De Paoli) E così sabato prossimo a Verona ci dovremo sorbire un altro gay-pride perché la lobby LGBT non accetta la mozione del Consiglio comunale di Verona contraria alla legge Zan – Scalfarotto – Boldrini contro l’omofobia. Le mozioni dei consigli comunali su questioni di carattere generale, si sa, lasciano tempo che trovano. Resta il fatto che esprime una posizione largamente maggioritaria in città e anche più in là. Di quella proposta di legge ispirata dalla lobby gay non se ne sentiva proprio il bisogno con i problemi che ci sono e con quelli che nel giro di qualche mese ci cadranno addosso.
Ma tant’è. La sinistra ormai non ha più niente da dire se non occuparsi dei cosiddetti “diritti umani”, soprattutto di quelli legati al sesso. Ma non di solo sesso vive l’uomo. E se vogliamo parlare di diritti civili ce ne sono da difendere di ben più impellenti, come quello di avere un governo che rappresenti davvero la maggioranza degli italiani o di poter andare a libere elezioni.
La sinistra che c’era una volta, quella vera, quella socialista e comunista, quella di Peppone, con le mani callose di chi lavora duro, si sarebbe battuta per i diritti molto più concreti, come per esempio il diritto al lavoro, che quest’autunno sarà messo in discussione da centinaia di migliaia di licenziamenti non appena scadrà la cassa integrazione. Invece la sinistra imbelle, imbellettata e multicolore di oggi si occupa delle attitudini sessuali di una delle tante minoranze della popolazione.
Roba da far rigirare nella tomba Nenni, Togliatti, Berlinguer, Pajetta e lo stesso Craxi. Ma questa è la sinistra di oggi, venduta alle banche, alle quali fa più comodo un gay-pride che una manifestazione di piazza per i diritti dei lavoratori.