Il recente report AssoGestione-Censis ha esaminato attraverso un campione di mille Italiani cosa sta accadendo ai risparmi di casa nostra. E nonostante gli sforzi del ministro Gualtieri per le casse dello Stato non sono belle notizie: al netto delle celebrazioni sugli esiti delle aste dei Btp, serpeggia tra gli italiani una certa perplessità verso i titoli di Stato (nel grafico il rendimento odierno dei BTP a dieci anni), dai Bot ai Btp. Infatti il 51,4% non li acquisterebbe, di cui il 9% è contrario pur avendoli acquistati in passato; il 43,7% li acquisterebbe, di cui il 16,4% lo ha già fatto in passato; il 4,9% si dichiara indeciso, non sa bene cosa farebbe.
Oltre un italiano su due risponde no grazie all’idea di avere in portafoglio titoli pubblici, che pure in questa fase sono emessi a condizioni non così penalizzanti, con percentuali più elevate tra chi vive al Sud e Isole (54%), operai (54,5%), millennial (57,3%), bassi redditi (74,6%) ma anche tra chi si ritiene un grande risparmiatore (53,8%).
Di conseguenza, se la propensione al risparmio degli italiani è trasversale a territori e gruppi sociali, il 37,5% degli italiani preferisce tenere i soldi liquidi, valori più elevati si ritrovano tra chi ha bassi redditi (46,3%), livelli inferiori di scolarità (47,7%), lavoratori esecutivi (40,6%), residenti nel Sud-isole (41,5%). Se il contante nei portafogli incontra un apprezzamento sociale trasversale, ad esso vi guarda più chi si colloca in basso nella scala sociale mentre prediligono gli investimenti finanziari (17,5% il dato medio) gli alti redditi (36,4%), i laureati (19%), gli imprenditori (20,1%), i dirigenti (36,4%), residenti nel Nord (21,6%).
Ma su tutto domina il dilagare della paura, con il 67,8% degli italiani che nutre apprensione per i propri risparmi. Ed è una paura inedita, diversa rispetto a quella che pure ha accompagnato gli italiani negli anni post Tempesta Perfetta del 2008 perché ha il volto sia della biopaura da contagio e da salute minacciata sia della non meno invasiva paura per il proprio futuro economico e i risparmi. E la nuova paura si radica nei territori e penetra anche nei gruppi sociali tradizionalmente più al riparo dalle intemperie: infatti, se si dicono più impauriti millennial (71,9%), residenti nel Sud e Isole (74,7%), bassi redditi (82,6%) la paura pervade anche imprenditori e liberi professionisti (76,4%), i colpiti a freddo dallo tsunami Covid-19.
Eppure il Covid-19 ha avuto anche effetti inediti e inattesi, a cominciare dall’accumulo di un di più di risparmio. Infatti, il 38,9% degli italiani ha migliorato la propria capacità di risparmio più alto nel lockdown, con punte percentuali che arrivano al 57,8% tra gli alti redditi e al 44,5% tra dirigenti e direttivi pubblici e privati. Persone i cui redditi da lavoro sono rimasti intonsi e il taglio edittale dei consumi ha generato un risparmio forzoso nel conto economico di queste famiglie. Dinamiche che non hanno interessato imprenditori e autonomi, per i quali la percentuale di chi ha risparmiato è il 34,2%. Nella crisi del Covid-19 ha vinto chi ha avuto la sicurezza del reddito, non chi è abituato ad assumersi rischi: non a caso, soltanto il 23,9% di imprenditori e autonomi ha percepito gli stessi redditi in quarantena, contro il 68,5% dei dirigenti e direttivi.