Legambiente è tornata ad occuparsi del lago di Garda che costituisce un patrimonio idrico, economico e ambientale fondamentale non solo per la Lombardia o il Veneto, ma a livello italiano ed europeo. Un patrimonio già oggi gravato sia dagli effetti dei cambiamenti climatici, sia dalle numerose pressioni antropiche che insistono su di esso – dal turismo di massa agli episodi di inquinamento ai prelievi idrici per scopi industriali e agricoli.
Tra i progetti oggi centrali per il bacino del Garda, c’è sicuramente quello del rifacimento del collettore fognario, un’opera che dovrà sostituire l’impianto esistente, e che fin dall’inizio ha dimostrato i propri limiti sia per la scelta di raccolta di acque miste (bianche e nere), sia per l’infelice collocazione prevalentemente sulle rive. Ma il progetto di rifacimento è purtroppo ancora denso di criticità: a tutt’oggi solo sulla sponda veneta è stato elaborato e approvato il progetto definitivo, mentre sulla sponda bresciana è ancora nella fase di studio del progetto di fattibilità preliminare. Ma le due sponde sono inscindibilmente legate tra loro, dato che anche la raccolta e la depurazione delle acque miste bresciane sono convogliate nell’impianto di depurazione di Peschiera, realizzato unitariamente dai Consorzi veronese e bresciano. Questo vuol dire che l’attuazione del progetto veronese, da poco approvato, continuerà a mantenere in vita anche quegli aspetti – collettori sublacuali e raccolta dei reflui misti – che in teoria erano i principali e irrinunciabili elementi critici richiamati per motivare la necessità del nuovo impianto di collettamento. Francamente non se ne comprende la logica e il senso
Legambiente evidenzia nove punti da attuare per arrivare ad una soluzione utile per il lago:
- sostenere e promuovere la redazione di un progetto unitario per il nuovo impianto per la costa veneta e lombarda, sottoposto a un processo di Valutazione di Impatto Ambientale, come prescrive il Testo Unico dell’Ambiente;
2. fare riferimento per tutta la progettazione alla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici;
3. valutare tecnicamente l’opportunità di utilizzare il solo impianto di depurazione di Peschiera del Garda per soddisfare le esigenze di depurazione delle acque reflue veronesi e bresciane, iniziando a praticare la separazione delle acque bianche e nere nei comuni serviti. Promuovere di conseguenza la dismissione delle condotte sublacuali;
4. coinvolgere nel processo elaborativo anche la regione Trentino Alto Adige, dato che parte del bacino lacustre ricade nella Provincia di Trento;
5. introdurre, per tutte le dinamiche che coinvolgono il Garda, il concetto di “limite”. Il nuovo impianto di collettamento non deve in alcun modo essere il veicolo per proseguire con gli stessi modelli di sviluppo fin qui adottati che hanno sottratto suolo e ambiente. Il suolo è prezioso e non rinnovabile, limitato e finito;
6. promuovere uno studio approfondito sulla fascia perilacuale che ne preveda la parziale rinaturalizzazione e il conseguente spostamento di ogni tipo di impianto al di sopra delle rive. Gli habitat costieri contengono molti elementi naturali che si intrecciano con l’ecosistema lacustre per formare una rete ecologica. La vegetazione, i sedimenti e il detrito giocano un ruolo importante nei cicli vitali dei pesci e della flora e fauna costiera e permette l’abbattimento dei carichi di fosforo e azoto;
7. valutare lo stato di salute dei corsi d’acqua che scendono a lago, promuovendo periodici prelievi delle loro acque per verificare la presenza di inquinanti, organici e non, per permettere di individuare eventuali scarichi abusivi o mancati allacciamenti alla rete fognaria locale.;
8. istituire un Osservatorio Interregionale per il Garda, che riunisca tutti gli attori del territorio con compiti di tutela dell’ecosistema e di promozione di attività scientifica e di ricerca a supporto dei decisori per la formulazione di proposte idonee alla valorizzazione del territorio gardesano;
9. aprire un tavolo sulle criticità e i bisogni del lago nel suo complesso.
«È quindi necessario, proprio per il valore ambientale, paesaggistico, storico, culturale ed economico che il lago di Garda riveste, che si giunga al più presto a un nuovo progetto di collettamento e depurazione in grado di risolvere le criticità attuali e che sia invece concepito con il massimo rigore e la massima coerenza avendo come principio cardine la tutela del bacino del Garda e i suoi ambienti» dichiarano Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia e Luigi Lazzaro, Presidente di Legambiente Veneto.