(di Paolo Danieli) Piazza delle Erbe è una delle piazze più belle di Verona. Nel passato eravamo abituati a vederla piena di banchetti che vendevano frutta e verdura. Negli anni si sono aggiunti altri generi alimentari e qualcos’altro. Ce n’erano anche due che friggevano i “bomboloni” che conferivano alla piazza quella puzza di fritto che a ripensarci con l’olfatto della nostalgia, ora sembra addirittura un profumo. C’era la “piassarota” che vendeva la selvaggina, i funghi, i tartufi e preparava, promuovendole al grido di “le siele bele!”, i fondi di carciofo che separava incessantemente dalle foglie con un coltellino fra le dita che spuntavano dai mezzi guanti che il freddo la costringeva ad usare, nere del ferro contenuto nell’ortaggio. E poi c’erano quelli che vendevano le caldarroste, il banchetto degli “useleti” in gabbia di tutti i colori, col tipico odore del guano, roba impensabile adesso con le normative europee. E c’era perfino l’arrotino, che vendeva anche dei bellissimi coltelli artigianali.

C’era. Perché adesso dei “piassaroti” quelli veri non c’è più nessuno (qui il nostro reportage su Facebook) . Al loro posto quasi tutti “foresti” che piazzano cianfrusaglie per turisti. A vendere frutta e verdura ce n’è solo un paio. E non ci sono più neanche le “done” che andavano lì a far la spesa ogni mattina con apposita borsa, perché i sacchetti usa-e-getta ancora non esistevano.

Eppure i banchetti ci sono ancora. Non quelli veri, che alla sera venivano avvolti in teli di iuta a proteggere tutta la merce fino alla riapertura. Adesso quando li chiudono sembrano dei sarcofagi, orribili installazioni che impediscono di gustare l’armonia della piazza. Li hanno fatti così, per poterli chiuder in modo da evitare i furti e per poterli trasportare altrove al fine settimana, quando la piazza è liberata da quelle brutture. Della Piazza Erbe della tradizione non c’è più nulla. Meglio liberarla dai finti banchetti. Per sempre.