(di Michele Bertucco) Ecco l’ultimo regalo del terzo mandato di Zaia alla città di Verona: ieri con un blitz procedurale consumato in commissione consiliare, la maggioranza in Regione Veneto ha definitivamente autorizzato la San Massimo Srl, società decotta e in liquidazione, a realizzare la più grande speculazione degli ultimi 20 o 30 anni di Verona, con una volumetria di 256 mila metri cubi tra residenziale turistico-ricettivo e commerciale (un metro cubo per ogni abitante di Verona) e un centro commerciale della superficie di 21 mila metri quadrati.
Speculazione non è un giudizio politico ma una constatazione fattuale: l’ecoborgo di Mezzacampagna era infatti stato dimensionato per ospitare solo 9 mila metri quadrati di commerciale, per di più riservati a soli negozi di vicinato.
Successivamente, con l’avanzare delle difficoltà economiche incontrate dalla ditta San Massimo Srl, costituita dalle famiglie di costruttori Lonardi, Marconcini, Biondani, ecc.. e al conseguente blocco dei pagamenti alla Curia, che risulta aver già incassato 50 milioni di euro e che dovrebbe incassarne altri 13 milioni in “natura”, cioè sotto forma di opere, Curia e ditta insieme, con una fiacca resistenza della giunta comunale Sboarina, chiesero alla Regione di poter sfondare quel limite portando a 21 mila metri quadrati la superficie commerciale. Chiesero inoltre di potersi avvalere di tutte le possibilità previste dalla nuova legge regionale sul commercio che in quel posto consente di realizzare anche un centro commerciale.
L’unico vera nota dissonante venne dagli uffici comunali, che timidamente fecero presente che la realizzazione di un centro commerciale manderebbe in tilt la viabilità della zona. Di questo però alla Regione non interessa nulla, e poco anche all’amministrazione Sboarina, tanto pia da permettere di sacrificare gli interessi di San Massimo e dell’intera area Nord-Ovest della città pur di lasciare andare in porto l’operazione.