La notizia è di questa mattina ed è stata rilanciata dalla pagina “Congedati Folgore”: all’aeroporto di Misurata (Libia), 17 militari italiani che dovevano dare il cambio a loro colleghi impegnati in una delle tante missioni per cercare di riportare in sicurezza l’ex colonia, sono stati respinti e rimandati indietro perché “sprovvisti di visto d’ingresso”. La cosa più che ridicola è tragica: non soltanto spendiamo un mucchio di soldi per sistemare il casino combinato da francesi e inglesi quando hanno accoppato Gheddafi (per dirla con un presidente americano: “Sarà anche un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana” e noi dovevamo difenderlo: in fondo lo abbiamo addestrato noi, ad Abano Terme…), ma veniamo trattati peggio di come noi trattiamo libici, tunisini, algerini e via via tutto il cucuzzaro quando sbarcano a Lampedusa.
L’immigrazione è un problema mai gestito dalla politica italiana: per nobili cause e per meschini interessi. Se chiedete alle persone per strada, al popolo insomma, cosa ne pensa, vi risponderanno con un livore mai visto in una realtà – quella veronese e veneta – che hanno dato e danno migliaia di volontari, religiosi e laici, per un mondo più solidale e giusto. Ma questa immigrazione, no. Qui non la vuole nessuno.
Certo, chi affitta le proprie strutture allo Stato è contento: c’è chi si è pure costruito una squadra di calcio e la mantiene con le rette...c’è chi fa la cresta fra quanto prende (che già prevede il suo legittimo utile) e quando distribuisce scegliendo il peggio per i propri ospiti. C’è chi vuole costruire il paradiso in terra e chi vuole schiavi a basso costo. Chi immagina di avere nuovi voti nei prossimi anni e chi si sente Barak Obama. Chiedete alle persone e vedete voi se rientrano in questi cliché oppure no.
Davanti alla forzatura di Tunisia, Libia, Algeria, Egitto e Turchia – tutti Stati canaglia che preferiscono che i rompicoglioni locali vadano in Europa piuttosto che concedere loro lavoro e diritti civili – non resta che una strada: quella di Romano Prodi con l’Albania: blocco navale, mano dura della magistratura sugli scafisti, negoziato franco col governo albanese, aiuti diretti nell’economia locale. Una scelta decisa, costata morti in mare (oltre ottanta in un singolo episodio di scontro al largo fra navi delle opposte bandiere), ma che ha costretto l’Albania a cambiare, migliorandone le condizioni di vita generali e facendo della comunità albanese una realtà significativa in Italia. Tunisia e tutti gli altri Stati rivieraschi non faranno niente per fermare la corsa all’Italia, preferiscono piangere il morto e farsi dare soldi che poi porteranno in Svizzera.
Più andiamo avanti e peggio sarà: da più di vent’anni l’Italia deve affrontare l’immigrazione irregolare. Non ha mai cavato un ragno dal buco. Quindi: usiamo il modello Prodi. Blocco navale immediato e contemporaneo percorso per arrivare legalmente in Italia senza passare da scafisti e delinquenti. Si chiede un visto, si danno garanzie, si paga un biglietto: i soldi non sono un problema, dato che li trovano per gli scafisti… Ma chi non sta nel circuito legale deve essere abbordato in mare e rispedito anche con la forza indietro. Chi è entrato senza visto, torna a casa. Li carico su una nave militare e li sbarco a forza. Prima il visto, poi l’ingresso. Semplice e sicuro per tutti. Non c’è bisogno di piagnucolare, basta copiare Prodi.