(di Gianni De Paoli) Dopo quarant’anni la strage di Bologna fa ancora discutere. Certamente per la gravità del massacro, ma soprattutto perché non si è ancora venuti a capo delle vere responsabilità. C’è una verità giudiziaria, è vero. Fioravanti e la Mambro sono stati condannati come esecutori. Ma un conto è la verità storica, un altro quella processuale. Specie se non convince, dato che non sono stati individuati né i mandanti -e già questo è bizzarro- né il movente. Così, non sapendo chi li avrebbe mandati, non si può nemmeno sapere perché.
Fioravanti e la Mambro si sono sempre proclamati estranei alla strage pur essendosi sempre dichiarati responsabili di alcuni delitti politici avvenuti negli “anni di piombo”. Quindi non avrebbero nulla da perdere. E hanno anche spiegato il perché. Loro hanno sì ammazzato, ma coloro che ritenevano dei “nemici” politici. Non hanno mai sparato nel mucchio. E fare una strage lo considerano un atto inaccettabile da tutti i punti di vista.
Subito all’attentato è stata appiccicata l’etichetta di “fascista“, come è scolpito sulla lapide alla stazione. Ma a distanza di quarant’anni di motivazioni serie non ne sono state trovate, se non quella di una imprecisata volontà di creare terrore fra la gente. Spiegazione alla quale però vien dato sempre meno credito. Dopo depistaggi dei servizi segreti e indagini, sono emerse varie teorie. S’è parlato della “strategia della tensione“; di una regia del potere per accreditare la teoria degli “opposti estremismi“; di una ritorsione della Cia e del Mossad a comportamenti non graditi del governo italiano; di una responsabilità dei Palestinesi, che allora conducevano la lotta armata contro Israele. Una delle più serie è quella dell’incidente durante il trasporto da parte di un terrorista palestinese, sostenuta dall’avvocato Enzo Raisi, di Bologna, ed esposta nel libro “Bomba o non bomba”, vicina a quella dell’ex presidente Cossiga.
Ma una cosa è certa. Come richiesto ieri dal Presidente del Senato per sapere la verità è giunta l’ora di togliere il segreto di stato ai documenti che riguardano la strage. A meno che non ci sia qualcosa da nascondere.