(di Giulio Bendfeldt) Daniele Finocchiaro si è dimesso a mezzogiorno dalla presidenza di AGSM Verona Spa con una lettera al sindaco, al consiglio d’amministrazione ed al collegio sindacale. Una mossa – in verità – non del tutto inattesa: era noto che il manager ex Glaxo, oggi presidente dell’Università di Trento, avesse mal digerito lo stop che la politica locale aveva imposto al suo piano di riassetto organizzativo e societario della multiutility scaligera. Finocchiaro era arrivato nel 2019 in AGSM proprio per portare a compimento il progetto di fusione con AIM Vicenza e con A2A, il partner industriale che avrebbe dovuto accompagnare la newco veneta nel salotto buono del comparto energetico italiano.

Il progetto era supportato da un piano industriale elaborato dai maggiori esperti del settore, ma si era scontrato con la politica veronese che mal digeriva l’ingresso nel capitale scaligero-berico – soprattutto, sulla tolda di comando – di una realtà “foresta“. Dal filibustering delle minoranze era nata anche una evidente divisione nella maggioranza di Palazzo Barbieri che aveva mutilato il progetto Finocchiaro: fatta salva la fusione con Vicenza – al momento le due strutture hanno iniziato a dialogare sui dettagli operativi – di accordi con Milano non se ne voleva parlare più. L’apertura al competitor di A2A, Hera, ed ai player atesini di Dolomiti Energia-Alperia aveva rafforzato l’impressione che sul progetto Finocchiaro era prossima la chiusura definitiva. Troppo per il manager siciliano: “mi avete chiesto un piano per AGSM, vi ho proposto la soluzione per me ottimale per una crescita futura, la mia parte è conclusa, ora fate voi le vostre scelte” questo in estrema sintesi il pensiero che ha portato alle dimissioni.

Ora viene il problema della successione, anche se la politica non si trova del tutto impreparata (anche questo un segnale del terreno bruciato fatto attorno all’ex presidente) : i nuovi accordi di maggioranza vedrebbero l’AGSM finire in dote alla Lega che avrebbe già il suo presidente in pectore, Roberto Mantovanelli (oggi alla guida di Acque Veronesi, società partecipata da AGSM). Ci si aspetta dunque un nuovo giro di nomine nel settore delle partecipazioni comunali mentre il dialogo con Vicenza andrà avanti con un fardello in meno sulle spalle: la scelta in tempi brevi del partner industriale esterno. Se ne parlerà fra qualche mese, prima a settembre i consigli comunali di Verona e Vicenza dovranno dare il via libera alla fusione a due. E Verona sembra oggi politicamente più coesa rispetto a qualche settimana fa.