(di Marco Danieli) Questa mattina in Arena (a questo link il video della conferenza odierna) la Sovrintendente della Fondazione, Cecilia Gasdia; il vice direttore, Stefano Trespidi e i Maestri Gustav Kuhn e Daniel Oren, hanno presentato le due serate che questo fine settimana saranno dedicate ai massimi geni dell’Opera dell’800. Venerdì 7 Agosto, in occasione del Festival d’estate 2020, Gustav Kuhn dirigerà l’Orchestra dell’Arena di Verona in una serata interamente dedicata a Wagner, che manca in Arena dal 1863, con il soprano Ricorda Merbeth. La Sovrintendente Cecilia Gasdia: ”Abbiamo iniziato a parlare di Wagner con Jonas Kaufmann già due anni fa e il primo a cantare sul nostro palco avrebbe dovuto essere lui, se la pandemia non ci avesse costretto a ridisegnare la stagione. Lui debutterà finalmente nel 2021: mi piace sottolinearlo, perché voglio ricordare che nel mondo dell’Opera si deve sempre ragionare con grande anticipo e creare un percorso artistico impeccabile attraverso le stagioni.” Gustav Kuhn: “Wagner era entusiasta di sentire il proprio testo cantato in italiano, perché quella italiana è la lingua più musicale…”
Seguirà Sabato 8 Agosto la serata dedicata a Verdi, con un programma molto interessante che riprende capolavori raramente eseguiti. L’Orchestra e il Coro dell’Arena di Verona, saranno diretti dal maestro Daniel Oren (alla sua 35.ma stagione scaligera) e accompagneranno le tre voci della soprano Elena Buratto, il tenore Francesco Meli e il baritono Luca Salsi. Il potente sinfonismo di Richard Wagner si confronta con l’intensità drammatica di Giuseppe Verdi. Due pilastri della musica, nati entrambi nel 1813 e nel XIX secolo ritenuti le massime autorità musicali con cui in futuro si sarebbero dovuti confrontare tutti. Cecilia Gasdia:”La serata dedicata a Verdi, per gli amanti dell’Opera è una chicca imperdibile, davvero da Scala d’estate, come si usava dire una volta. Accostare Wagner e Verdi continua anche uno dei giochi preferiti da tutti noi appassionati: la gara immaginaria, un po’ per scherzo, un po’ seriamente, tra i due colossi dell’opera ottocentesca.”