Quest’anno ci sono tutti i presupposti per un’ottima vendemmia, che nel Veneto potrebbe raggiungere i 13 milioni di quintali, ma il meteo dovrà dare una mano perché da qui in avanti l’uva ha bisogno di giornate di sole, giuste temperature e buone escursioni termiche tra il giorno e la notte. Nei giorni scorsi, come abbiamo visto, non è andata proprio così: le piogge abbondanti che hanno interessato tutto il Veneto non sono affatto servite all’uva che sta maturando sulla pianta. Gli operatori vitivinicoli attendono così la stabilizzazione del meteo e il veloce ritorno delle calde giornate d’agosto. Va comunque sottolineato che finora il vigneto veneto ha goduto complessivamente di una stagione climatica ideale, che tradotto significa uve quasi ovunque sane e limitate malattie nelle vigne, ma i viticoltori sanno bene che non è certo questo il momento di abbassare la guardia.
Le primissime stime di produzione dell’annata vitivinicola 2020 sono state fornite questa mattina in occasione del “46° Focus sulle previsioni vendemmiali nel Veneto, nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna”
Considerato lo sviluppo vegetativo generale dei vigneti, il perfetto stato sanitario delle uve e, anche nelle zone collinari, l’assenza di stress da carenza idrica, si ritiene che nell’aerea veronese – autentica locomotiva vitivinicola regionale assieme a Treviso – la vendemmia 2020 presenti tutti i presupposti per avere un elevato livello qualitativo delle uve, andamento meteo permettendo. Relativamente alle principali aree DOC scaligere si prevede una produzione di Pinot Grigio in calo del -20% rispetto al 2019; mentre per Chardonnay e altri vitigni precoci l’aumento dovrebbe essere del +5%; per il Soave e il Soave Classico si segnalano maggiori rispetto alla scorsa annata quantificabili tra il +10/+15%. Anche Bardolino e Custoza dovrebbero incrementare la produzione del +5/+10%, mentre Durello e Arcole del +10/+15%. Per quanto riguarda il Valpolicella, le rese massime del disciplinare produttivo saranno soddisfatte, tranne nelle aree che hanno subito pesanti grandinate (ricordiamo che nell’areale del Valpolicella classico nello scorso mese di giugno si è verificata una grandinata che ha distrutto parte delle produzioni e ad oggi non si hanno ancora le stime delle perdite). L’entrata in produzione dei nuovi vigneti interessa particolarmente il Pinot Grigio e i vitigni del Valpolicella, trapiantati in quantità importate prima dei blocchi di rivendica. L‘incremento di resa rispetto al 2019 è stimato intorno al 10% ed è dovuto all’entrata in produzione dei nuovi vigneti e al favorevole andamento climatico.