(di Giulio Bendfeldt) Siete passati ultimamente in lungadige Attiraglio? Quello che va da ponte Catena a Parona e dal quale si accede anche al Pronto Soccorso dell’ospedale di Borgo Trento? E uno dei più belli ed è anche il più lungo. Molti automobilisti lo percorrono per by-passare il traffico di via Mameli, ma ci sono tanti che ci vanno a correre o a fare un giro in bici.

Nel tratto che va dal Ponte del Saval alla Diga del Chievo un paio di mesi fa hanno fatto dei lavori ed hanno scavato una parte della carreggiata per alcune centinaia di metri non so se per mettere dei cavi, dei tubi o robe del genere. Per tutto il tempo il traffico è stato ad una sola corsia, regolato da uno di quei semafori portatili posti all’inizio e alla fine del cantiere. Il disagio è durato qualche settimana. Pazienza, sappiamo come vanno i lavori in Italia. Ma questo non è niente. Alla fine hanno chiuso tutto, hanno asfaltato la lunga “trincea” che era stata scavata ed hanno sbaraccato.

Adesso provate a passare, magari in bici, in scooter o in moto. Se avete il coraggio. L’opera di ripristino del manto stradale è stata fatta tutta a gobbe, a onde, insomma “alla cazzo” e costituisce un pericolo per le due ruote. Ma che cosa ci voleva a  livellare bene il tutto passandoci sopra con quei bei rulli compressori che il genio dell’uomo ha inventato? Con che criterio lavorano le imprese alle quali il Comune affida i lavori? E perché l’assessorato alle strade non controlla come vengono eseguiti i lavori che ha commessionato? Faccia un giretto in lungadige Attiraglio, assessore, magari in bicicletta, e poi ci sappia dire