Il Veneto inizia a vedere una prima ripresa del turismo e torna ad essere una meta richiesta dopo lo choc da Coronavirus che aveva praticamente azzerato questo comparto economico fra il primo ed il secondo trimestre dell’anno. Dall’indagine dell’Osservatorio turistico Regionale Federato (OTRF), nato a dicembre grazie alla sottoscrizione del protocollo di intesa da parte di soggetti territoriali, promosso dalla Regione del Veneto in collaborazione con Unioncamere del Veneto, sono emersi, in estrema sintesi, questi elementi:
- nel primo semestre 2020 la flessione registrata in Veneto, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è del 70%, leggermente migliore del dato nazionale (-71%);
- con l’allentarsi del lockdown, da giugno si registra una tiepida ripartenza: confrontando i dati di questo mese con quelli dell’intero primo semestre, si evidenzia che la flessione diminuisce fino a -67%;
- la situazione dei comprensori: l’offerta balneare appare la più gettonata per l’estate, quella che più risponde alla domanda di questo periodo; le città d’arte sono le mete più in sofferenza per l’assenza di visitatori di lungo raggio e per il senso di eccessiva contiguità sociale dato dagli agglomerati urbani; il lago ha patito più di altri il lockdown primaverile, azzerando una parte significativa della stagione 2020; la montagna è riuscita a salvare buona parte della stagione invernale e ora sta ricevendo un buon riscontro per l’estate; le terme rimangono su percentuali stabili;
- nel post-lockdown si evidenzia una trasformazione dei mercati di riferimento: oltre a un’inversione delle quote italiani/stranieri rispetto all’anno scorso, scompare il lungo raggio, e, tra gli europei, tedeschi e svizzeri confermano il loro interesse per le nostre destinazioni, mentre calano le quote di tutti gli altri, con un crollo significativo del mercato inglese; tra gli italiani che decideranno di spostarsi, in media 1 su 5 sceglierà il Veneto, mentre tra i tedeschi e gli austriaci 1 ogni 10 opterà per una vacanza nella nostra regione;
- punti di forza e debolezza dell’offerta veneta, in base ai giudizi degli ospiti: sono considerati eccellenti l’accoglienza, la pulizia, ottima la ristorazione e la qualità del cibo, buoni i servizi offerti al cliente: per la ricettività possibilità di miglioramento di camere e bagni, in particolare per le strutture extra-alberghiere, per la ristorazione del rapporto qualità/prezzo; sul tema centrale della sicurezza legato al virus, i visitatori dimostrano un positivo rispetto alle norme anticovid messe in campo da territori e operatori, mentre gradiscono meno l’uso delle mascherine;
- anche in Veneto si evidenzia la tendenza di tassi di invenduto ancora alti, compensati solo in parte da una fruizione “last minute” delle offerte turistiche, spesso attraverso un rapporto più diretto con le strutture ricettive, facilitato dal fatto che si tratta prevalentemente di un cliente domestico; guardando in prospettiva fino a fine anno, si rilevano circa 3,5 milioni di offerte disponibili in Veneto su tutte le tipologie, con un prezzo medio di 126 euro (132 euro l’alberghiero) e un tasso di occupazione dell’8%.
“Dal campione regionale delle imprese turistiche – ha spiegato l’assessore al turismo veneto, Federico Caner – si conferma un quadro migliore rispetto alle attese che si erano formate nel primo e secondo trimestre del 2020. La stagione estiva, soprattutto nei comprensori balneare e montano, sta fornendo segnali di speranza e indicazioni sulla direzione nella quale ci dobbiamo muovere per recuperare gradualmente il terreno perduto. Ad avvalorare questa prospettiva è anche il moderato ottimismo di alcuni operatori del settore, dopo l’incertezza e la negatività espresse durante il lockdown”.