(di Bulldog) Prepariamoci ad un’alluvione retorica sul taglio dei parlamentari e i costi della politica: tranquilli, sono tutte fandonie, la politica non costerà di meno tagliando 2/300 parlamentari a casaccio, ridicolizzando la rappresentanza popolare. No, la politica costerà di meno se togliamo di mezzo strutture ed enti costosi, talvolta inefficienti, poco utili, capaci soltanto di creare burocrazia al servizio della propria sopravvivenza e non del cittadino e delle imprese. Per farlo, senza cadere in un populismo opposto e contrario alla deriva giustizialista dei 5Stelle basterebbe mettere mano alla giungla amministrativa: in Italia abbiamo 7914 Comuni, 107 province ancora attive, 19 Regioni di cui quattro a Statuto speciale e due Province autonome; 148 Comunità e Unioni montane (istituite nel 1971 dovevano scomparire nel 2012, sono ancora qui) e 10 Città metropolitane. Si tratta di oltre 8300 centri di spesa – includendo le aziende sanitarie – dotati di poteri amministrativi. Ovvero scrivere ed imporre regolamenti, decreti, tasse e tributi locali…
Questi centri amministrativi pagano lo stipendio a mezzo milione di persone, di cui oltre 5mila dirigenti e 3mila contratti di collaborazione continuativa; soltanto gli agenti delle Polizie locali sono 58mila (53mila nei Comuni, poco meno di 2mila nelle Unioni di Comuni, 93 nelle Comunità montane; 1700 nelle Province e poco meno di 600 nelle Città metropolitane)… Con 58mila poliziotti, Israele sconfigge il terrorismo ogni giorno e tiene in riga Siria e Iran, tanto per capirsi…
Il 65% dei Comuni italiani fa tutto in casa, non ha utilizzato le indicazioni nazionali per condividere costi e servizi con altri Comuni limitrofi: una strategia nata per continuare a servire in maniera adeguata i Cittadini nonostante le ridotte dimensioni. Ogni Comune decide il proprio piano regolatore, la propria raccolta dei rifiuti, i servizi sociali e così via…ogni comune va elezione ogni cinque anni ed ha una propria struttura: sedi fisiche, locali, utenze, contributi, carte da far girare, auto e mezzi da comprare, revisionare e mettere in strada ogni giorno. Per il ministro dell’Interno, sotto ai 15mila abitanti la gestione di un Comune è economicamente insostenibile.
Ebbene a Verona abbiamo un milione di abitanti per tutta la provincia, divisi in 98 Comuni. Tolto il capoluogo (che è notoriamente una metropoli) ci sono soltanto tredici Comuni con più di 15mila abitanti e 31 hanno meno di 3mila abitanti. Ferrara di Monte Baldo (la prendo ad esempio, non me ne vogliano) ne ha meno di trecento, immaginiamo non più giovani e forti…in questi anni di crisi economica abbiamo avuto appena otto unioni di Comuni (li vedete nella cartina pubblicata dalla Provincia di Verona): Destra Adige, Verona Est, Adige Guà, Sant’Anna d’Alfaedo-Erbezzo, Unione montana Baldo-Garda, Comunità montana della Lessinia e Adige Fratta.
Banalmente, si potrebbe mettere mano ai Comuni non associati e provare a realizzarne di più grandi, mettendo assieme l’elettorato e sviluppando i servizi sul territorio in virtù dei costi d’esercizio minori. Si potrebbe partire per omogeneità di territorio e dai problemi comuni: viabilità, piani regolatori ecc così da evitare, ad esempio, che i centri commerciali scacciati da Verona vengano costruiti nell’immediato hinterland senza apportare alcun beneficio al territorio sul quale insistono.
I Comuni che confinano con Verona-città sono dodici, nessuno fa accordi con Palazzo Barbieri. Si dirà: così facendo i Comuni più grandi fagociteranno quelli più piccoli, imponendo la loro politica. Certo, in democrazia i voti si contano, ma basta andare a votare e in tempi di scarsa affluenza tutto può accadere…
Se dall’esempio locale passiamo al nazionale, vorrei che i 5stelle mi spiegassero a cosa serve oggi avere come Regioni realtà che sono sotto al milione e mezzo di abitanti: il Molise fa 300mila abitanti, è un borgo (piccolo) di Parigi, la periferia di Napoli…eppure è una Regione con tanto di parlamentino, presidente, consiglieri, costi e benefit connaturati alla carica. A cosa servono oggi le quattro Regioni a Statuto speciale? A parte Bolzano (definita da trattato internazionale), le ragioni che le hanno generate non hanno retto all’usura del tempo e se alcune Regioni sono ancora rimaste indietro rispetto al resto del Paese è esclusivamente per colpa loro. Dei loro governanti e dei Cittadini che li hanno votati in questi settant’anni. Perché dobbiamo avere Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Provincia di Trento separate e non un unico, grande, Nordest che avrebbe i numeri economici, sociali e politici pari all’Austria, al Belgio, alle Repubbliche Baltiche ecc? Con quale forza tratterebbe con Roma e Buxelles?
A cosa servono le Province? Non potrebbero scalare le loro responsabilità ai Comuni oppure innalzarle al livello superiore, cioè alle Regioni? L’Italia non è il Canada, siamo tutti a due, tre ore al massimo dal nostro capoluogo di Regione, che bisogno c’è di mantenere così tanti livelli amministrativi? Ecco, invece di proposte qualunquiste per solleticare il vello di un popolo di indefessi paraculi, mi aspetterei da una forza politica giovane, di rottura, una qualche proposta innovativa su come riorganizzare in maniera moderna questa Repubblica prima che la stessa implodi sotto il peso della propria inefficienza.