La proprietà è privata. E’ vero. E per principio non si tocca. Ma ci sarà pur un modo, legale ma anche giusto per tutti per risolvere un problema di degrado urbano nel pieno centro storico di una città d’arte come Verona, talmente grosso che però, essendo lì, così com’è da vent’anni, ormai nessuno ci fa più caso. E’ il cinema Astra, via Oberdan, chiuso come tanti altri che si chiamavano Supercinema, Filarmonico, Marconi, Brà, Corso, Corallo perché al cinema non ci va più nessuno o quasi.
L’Astra, di proprietà della famiglia Valerio, ramo romano, è stato per decenni una delle sale cinematografiche più importanti di Verona, di “prima visione”, dove i film venivano proiettati per primi e il biglietto costava di più a differenza di quelli di “seconda visone” dove il film arrivava qualche mese dopo ed erano più economici.
Dagli anni ’30 fino all’ultimo decennio del ‘900 al cinema c’andavano tutti, da quello parrocchiale, frequentato per lo più da ragazzi, a quelli del centro. Al sabato e alla domenica erano sempre pieni, meno che d’estate, però tanti c’andavano lo stesso, non per vedere il film, ma per godersi “l’aria condizionata” che ancora era un lusso per pochi e la trovavi solo nei migliori cinema e ai grandi magazzini.
Poi la televisione, uno dopo l’altro, li ha fatti chiudere tutti. Al loro posto le “multisale”, un surrogato, tutta un’altra cosa.
L’Astra se ne sta lì da vent’anni abbandonato, cadente, coi vetri rotti, reperto archeologico di quello che furono i cinema, a sua volta costruito su degli altri reperti più antichi, quelli della Verona romana, a pochi passi dal decumano e dalla mura Galieno. E’ mai possibile che nelle pieghe dei milioni di articoli, codici e codicilli delle nostre leggi non ve ne sia uno che obblighi la proprietà o il Comune o la Sovrintendenza ai beni archeologici a intervenire per risolvere questo esempio di degrado?