“Mi risulta che dalla fine di luglio non vi siano pazienti ricoverati nelle tre pediatrie di Verona, ovvero in quella ospedaliera (Pediatria ad indirizzo critico) e nelle due unità operative complesse pediatriche a direzione universitaria e che quindi i relativi reparti siano ora completamente vuoti. Inoltre, a riprova di ciò, da più di una testimonianza mi viene riferito che, dopo l’assistenza per un giorno in osservazione breve intensiva, i bambini giunti nel Pronto soccorso pediatrico a Borgo Trento, se necessitano di un ricovero in Pediatria, vengono inviati negli ospedali della provincia di Verona”.
Elisa La Paglia, candidata alle elezioni regionali per il Pd, replica all’Azienda ospedaliera sul caso Citrobacter e in particolare sul reparto di Pediatria che, da fine luglio, risulta che non sia funzione: “L’azienda ospedaliera di Verona conferma che in Pediatria sono in corso lavori e che l’attività è semplicemente ridotta per un periodo temporale circoscritto. Dalle mie fonti non risulta che sia così. Inoltre la direzione non dice quello che oggi viene riportato sui giornali, e cioè che è in programma un trattamento antibatterico all’impianto dell’acqua calda e fredda. Ancora una volta dai vertici ospedalieri arrivano dichiarazioni poco trasparenti e incomplete, oltre che tardive. Quindi siamo costretti nuovamente a chiedere risposte chiare e dettagliate. È vero che si sta facendo un trattamento antibatterico? È legato al batterio Citrobacter? Le famiglie possono sapere con precisione qual è la situazione e che cosa sta avvenendo a Pediatria? Dopo quattro morti e 20 bambini con disabilità in conseguenza del batterio credo che tutti abbiamo il pieno diritto di sapere”.
Intanto la struttura di borgo Trento sta perdendo colpi dal punto di vista dell’immagine: “Abbiamo letto i dati riferiti al Giornale di Vicenza da Massimo Bellettato, primario di Pediatria del San Bortolo, e sono chiari. Leggiamo infatti “che i bambini prematuri di Verona vengono curati nelle culle termostatiche della patologia neonatale dell’ospedale vicentino, che è diventato quindi il primo punto di riferimento per i bambini dell’area scaligera”. Ma Bellettato dice anche un’altra cosa importante: e cioè che non solo “i prematuri più difficili di Verona finiscono al San Bortolo”, ma anche che “numerose donne veronesi vanno a partorire nelle sale dell’Ostetricia a Vicenza”. Solo in quest’ultima settimana le neomamme che hanno deciso di far nascere il proprio bambino là sono state tre. Cosa significa questo? Che Verona non solo ha perso il primato di punto nascite più grande del Veneto, ma sta perdendo colpi anche dal punto di vista della reputazione e dell’affidabilità, a maggior ragione è doveroso ribadire l’eccellente lavoro degli ospedali della nostra provincia, dell’Alss9 e privati, che si stanno facendo carico dei servizi non svolti dall’azienda ospedaliera di Verona”