(di Paolo Danieli) La candidatura in Forza Italia del fedelissimo di Tosi Alberto Bozza ha diversi livelli di lettura. Il più semplice è quello della necessità elettorale. In politica chi sta fuori dal giro rischia di restarci per sempre, quindi Tosi non aveva scelta, da qualche parte doveva accasarsi, soprattutto in prospettiva del 2022, quando a Verona ci saranno le comunali, che sono il suo vero obiettivo. Preso atto dell’ostracismo della Lega che non riprende mai i fuoriusciti, a Flavio non rimaneva che entrare in Fratelli d’Italia o in Forza Italia. Le liste della Meloni, ambite da molti, erano già in over-booking. Rimaneva Forza Italia. E così è stato.
Ma fermarsi qui sarebbe limitativo. Non è la regione che interessa a Tosi. Lui vuole tornare a fare il sindaco e il 2022 è vicino. Ma per farlo gli serve un partito che lo candidi. A questo gli serve Forza Italia, oltre che a misurare di quanto consenso gode ancora. Una scelta rischiosa però, perché si tratta di un partito in disarmo, al punto che potrebbe non raggiungere neanche il quorum per entrare nel Consiglio Regionale, ma questo potrebbe anche essere un vantaggio in quanto sarebbe più facile prendere in mano il partito diventarne il capo, a Verona e nel Veneto.
Tosi è un politico scafato ed è anche capace di guardare dietro l’angolo. E dietro l’angolo guidando l’auto di Berlusconi potrebbe incontrare una sua vecchia conoscenza: Renzi. Con lui c’era stato un flirt politico finito male col referendum del 2016. Ma in politica “a volte ritornano”. E nel caso si realizzasse la ventilata alleanza fra il Cavaliere e il chiacchierone toscano Flavio si troverebbe magicamente in pole position. Chi non risica non rosica.