Alla vigilia delle elezioni regionali escono dei dati molto interessanti che riportano l’attenzione al tema dell’Autonomia che il Covid aveva parzialmente oscurato. Ma i numeri di uno studio della Cgia di Mestre parlano da soli. Negli ultimi 20 anni lo Stato ha incassato 166 miliardi di tasse in più. Se nel 2000 gli italiani avevano pagato al fisco 350 miliardi, nel 2019 ne hanno pagati 516, con un incremento rispetto al Pil  del 3,5%. Ma con questo, osserva il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo “qualcuno può affermare con certezza che grazie a 166 miliardi di tasse in più versati in questi ultimi 20 anni la macchina pubblica è migliorata? In altre parole, la giustizia, la sicurezza, i trasporti, in particolar modo quelli a livello locale, le infrastrutture, la sanità e l’istruzione sono oggi più efficienti di allora ? Oppure, famiglie e imprese sono state obbligate a pagare di più e hanno ricevuto dallo Stato sempre meno?” Secondo Zabeo “questo maxi prelievo ha impoverito il Paese, provocando, assieme alle crisi maturate in questo ventennio, una crescita dell’Italia pari a zero -che nessun altro paese del resto d’Europa ha registrato”. 

E dalla Cgia di Mestre arriva un assist alla battaglia autonomista di cui il Veneto, Zaia in testa, è capofila. Tutti questi soldi sono finiti a Roma, non a Regioni e Comuni come vorrebbe far credere chi è contrario all’Autonomia.  La verità è che” il tema dell’autonomia differenziata è stato vissuto come una contrapposizione tra Nord e Sud del Paese, invece – nota la Cgia-  è una partita che si gioca tra il centro e la periferia dello Stato. Tra chi vuole un’Amministrazione pubblica che funzioni meglio e costi meno e chi difende lo status quo, perché trasferendo funzioni e competenze ha paura di perdere potere e legittimità.” 

“Più autonomia equivale a più responsabilità ed è evidente che i risparmi e l’extra gettito prodotto devono rimanere, in massima parte, nei territori che li generano.”