Il 40 % delle famiglie italiane ha un cane. Sono quindi circa sette milioni i cani che vivono con noi. E’ ormai un fenomeno di massa, generalizzato, tanto che il 26 agosto è diventato “la giornata del cane“. Data appropriata, periodo generalmente dedicato alle vacanze anche se quest’anno in tono minore, se non altro per ripetere che i nostri amici a quattro zampe non si abbandonano né per andare al mare, né per altri motivi. La piaga degli abbandoni è una vergogna nazionale, simbolo di vigliaccheria, di inciviltà e di grande ignoranza.
Ignoranza, perché se è vero che, come dice il proverbio, chi trova un amico trova un tesoro, è altrettanto vero che perderlo equivale a buttarlo via il tesoro. Il cane è un amico. Anzi, è l’amico dell’uomo per eccellenza. Un amico disinteressato, docile, obbediente, affettuoso, che in cambio del suo amore incondizionato non chiede niente, se non una carezza e un po’ d’affetto. E abbandonarlo significa buttar via un tesoro.
Certo richiede anche rispetto, quel rispetto che è dovuto a tutti gli esseri viventi e senzienti. Un rispetto che consiste nel trattare il cane come uno di famiglia. Certo, chi vive in città e non ha il giardino deve portarlo fuori alcune volte al giorno per fare la pipì, e anche la cacca (che va raccolta). Ma questo, più che un obbligo dev’essere vissuto dai padroni dei cani come un’opportunità, quasi un dono che il cane fa a te. E’ infatti provato che proprio per questo movimento “obbligato” e sistematico che dura per anni che chi ne possiede uno vive in media due o tre anni in più. Merito delle passeggiate quotidiane, ma anche dell’equilibrio, dell’armonia, della serenità da dalla presenza di un cane in famiglia.