(di Giorgio Sartori *) Sulla carta stampata e nell’ambito dei numerosi, interminabili, dibattiti che impegnano la stragrande maggioranza delle reti televisive, l’uso delle parole inglesi è diventato eccessivo, incomprensibile, a tal punto che si perde il filo dei ragionamenti e ti fanno rimpiangere le commedie dialettali del napoletano De Filippo, del genovese Govi, del veneto Baseggio.
Un’esterofilia dilagante che può poggiare la sua motivazione sul darsi un tono da parte di chi le utilizza. Qualcuno, meno malizioso, sostiene che sono termini tecnici e la traduzione nella lingua italiana toglierebbe loro senso ed efficacia. I linguisti dicono che non è così e, personalmente, sono d’accordo. I responsabili della comunicazione dovrebbero ricordare che la lingua inglese era poco o per niente presente nei programmi scolastici degli anni 60/70, che hanno formato gli ultrasessantenni di oggi.
Francese e tedesco erano le due lingue presenti a quell’epoca nei percorsi scolastici. Qualcuno può, nel corso della vita aver appreso la lingua d’oltre Manica per ragioni di lavoro o per aver frequentato, per crescita personale, i corsi proposti da molte realtà. Ma sono una piccola minoranza.
Oggi, invece, la lingua inglese si mastica già dai primi anni di vita. A mettere la ciliegina sulla torta, scusate sulla zuppa inglese, sono arrivati gli strumenti di comunicazione digitale che se li vuoi utilizzare, penso che nessuno possa sottrarsi dal farlo, è obbligatorio apprendere il significato dei termini inglesi utilizzati da questa tecnologia che, peraltro, ci viene in aiuto perché sugli smartphone (tradotto significa telefono intelligente e come dice la Olga oggi è tutto intelligente) si trova incorporata la app (applicazione) che, finalmente, reca la definizione italiana: “traduttore“.
I miei amici di “50&Più“, migliaia di Soci con un’ età media che si aggira attorno ai 65/70 anni, vorrebbero capire cosa scrivono i giornali o dicono i conduttori e gli ospiti dei dibattiti televisivi. Ho visto che alcuni giornali postano dei boxini nel cui spazio è riportato il significato italiano delle parole inglesi utilizzate, soprattutto in questo periodo, quali: lockdown, recovery fund, rebates, webinar e chi più ne ha più ne metta.
Un’idea che potrebbe aiutare la democrazia, perché capire tutto ciò che viene scritto o dicono in televisione aiuta a riflettere, meditare ed operare le scelte più opportune nell’ambito del libero pensiero personale.
(* Presidente 50&Più Verona)