La vicenda del citrobacter che ha portato alla chiusura dell’ospedale “Della donna e del bambino” di Verona trova finalmente un punto fermo. La relazione della commissione nominata dal dottor Domenico Mantoan, super-direttore generale della sanità del Veneto il 17 giugno scorso e guidata dal professor Vincenzo Baldo, docente di Igiene all’Università di Padova, è stata consegnata a Zaia. Una copia della relazione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Verona affinché vengano valutati tutti gli aspetti giudiziari del caso, dato che a causa del citrobacter sono morti quattro bambini e pare ne siano stati infettati altri 96.
Secondo gli esperti che hanno lavorato in questi mesi la causa dell’infezione era un rubinetto dell’acqua del reparto di Terapia intensiva pediatrica in cui s’annidava il batterio e che a causa di comportamenti non corretti da parte del personale è stato all’origine della contaminazione dei neonati prematuri. Il citrobacter è un batterio piuttosto comune che non provoca patologie particolari nei bambini nati a termine, in quelli più grandi e negli adulti, ma che è molto aggressivo nei prematuri in quanto attacca le cellule cerebrali. Di qui la morte dei quattro piccoli pazienti del reparto di Terapia intensiva neonatale e le lesioni agli altri 96.
La letteratura riporta altri casi nei quali la ricerca del citrobacter ha portato anche alla scelta di demolire il reparto dove si annidava. Per fortuna ciò non accaduto a Verona, in un ospedale appena costruito, che è la struttura sanitaria del veneto dove avvengono più parti e che dopo essere stato chiuso il 12 giugno scorso ora può riprendere la sua attività.
Si apre ora la fase dell’accertamento delle responsabilità. Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Integrata, Francesco Cobello, ed i responsabili del reparto potrebbero essere costretti a dimettersi.