(di Gianni De Paoli) ll citrobacter che ha fatto chiudere per due mesi e mezzo l’Ospedale della Donna e del bambino appena costruito è stato finalmente eliminato. Proveniva da un rubinetto. Il più importante punto parti del Veneto ha ripreso la sua normale attività. Ora l’accertamento delle responsabilità. Quel che più brucia di questa brutta vicenda, ovviamente dopo i quattro bambini morti e gli altri rimasti lesionati, è la caduta d’immagine di Verona, che in Italia ha sempre goduto di un’ottima fama per la qualità dei suoi ospedali. Non ci piace essere finiti sui giornali per un episodio di malasanità. Ma non è un caso. E’ la punta di un iceberg.
Verona per decenni ha avuto una sanità eccellente. Borgo Trento era l’ospedale della città, con professionalità che si erano sedimentate nei decenni. A Borgo Roma erano arrivati molti bravi professori dall’Università di Padova, di cui la facoltà di medicina veronese nasce come sede staccata. E hanno fatto scuola. Hanno fatto grande la sanità veronese medici come Scuro, Dagradi, Petronio, Vecchioni, Pistolesi, De Bastiani, Ischia, Gotte, Terzian, Perona, Rizzuto, Andreoli, Dalle Ore, Da Pian, Bricolo, Tantini, Vecchietti, Confortini, Pederzoli e altri che non sovvengono, ma che non per questo erano di minor valore.
Oggi a parte alcune eccellenze il livello è calato. Senza scendere nello specifico si può affermare che una volta scomparsi i capiscuola non sempre gli allievi si sono dimostrati all’altezza dei maestri. Molti pazienti preferiscono andare negli ospedali privati. Code di ore al Pronto soccorso, errori che alimentano contenzioso legale, cibo scadente ai ricoverati, liste d’attesa lunghissime, una scortesia di base riscontrabile fra il personale, medico e non, sono lo specchio di una sanità che perde colpi. Bisogna intervenire, bisogna cambiare subito i vertici. E va anche cambiato l’andazzo esistente. Questo va fatto subito. Ma senza urla, senza speculazioni. Danneggiano solo l’immagine di Verona e offendono l’onore e la dignità dei nostri medici e dei nostri infermieri che, se organizzati meglio, sono in grado di far tornare grande la sanità veronese.