Autoriparatori e rivenditori di auto in rivolta, contro le nuove regole per l’uso della “targa prova” sulle auto già immatricolate. Con sentenza del 25 agosto, infatti, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio che avrà pesanti ripercussioni sul mondo della distribuzione automobilistica. La sentenza prescrive: “Dei danni derivanti dalla circolazione del veicolo già targato, che circoli con targa prova, deve rispondere solo l’assicuratore del veicolo e non l’assicuratore della targa di prova“.
In pratica, in caso di incidente con una macchina usata, non assicurata, in vendita in una concessionaria o in un autosalone indipendente, il danno dovrà essere risarcito da chi lo ha provocato, cioè dal guidatore. Anche se sulla vettura è presente una targa prova. Questo pronunciamento cambia completamente lo scenario del mercato delle auto di seconda mano vendute da professionisti.
“Questo significa – spiega Paolo Ferrari, presidente del settore Carrozzieri di Casartigiani Verona – che nessuno potrà più provare l’auto usata che desidera comprare. Né il riparatore verificarne il funzionamento. Il rischio che si corre in caso di incidente, infatti, è troppo alto dovendo rispondere di eventuali danni personalmente. Di conseguenza, senza poter provare i mezzi, sarà impossibile venderli. Con questa decisione si dà il colpo di grazia a un settore già in grave difficoltà a causa della pandemia e si rende impossibile l’acquisto di un’auto a chi non può permettersi di comprarla nuova”.
Proprio per questo Casartigiani ha già inviato una lettera alla Motorizzazione e si prepara a incontrare l’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti per esporre il problema e cercare una mediazione con i ministeri competenti, cioè Interno e Trasporti. “Voglio ricordare – sottolinea Ferrari – che la targa di prova è concessa esclusivamente a rivenditori, concessionarie e officine autorizzate. È una targa di servizio utilizzabile solo per ragioni di lavoro e che permette di essere coperti dal punto di vista assicurativo durante i test drive. Cambiarne le modalità di utilizzo significa impedire di utilizzarla a chi lavora, creando un danno enorme al settore e impedendogli di operare”.