(b.g.) Alzi la mano chi davvero credeva che il Central Park sarebbe diventato una realtà, chi non credeva che fosse semplicemente uno dei tanti desiderata di una campagna elettorale dura come quella delle scorse Comunali. Certo, vedere trasformato l’ex scalo merci di Porta Nuova in un grande parco urbano – fatto di verde pubblico, di spazi liberi, di aree per lo sport e anche di realizzazioni urbane modello Porta Garibaldi a Milano – era il sogno di tutti. Più verde, più collegamenti fra sud e nord della città, più attrazione per imprese, famiglie, professionisti e turisti…la panacea di tanti guai di Verona. Tutto questo, sino ad oggi, era alla voce S di sogno. «Fate attenzione: oggi quel sogno è realtà». Federico Sboarina ha ragione nel rivendicare i passi in avanti fatti su questo progetto che oggi – nelle linee guide che sono alla base del masterplan firmato con le Ferrovie dello Stato – ha già una dead-line certa: la stazione della Tav di Verona, nella “Verona Porta Verde” dovrà essere pronta per la fine del 2025 così da accogliere le Olimpiadi invernali del 2026. E’ un conto alla rovescia. Ma oggi il sogno sembra davvero a portata di mano.
“Read my lips“, leggete le mie labbra, credetemi: Sboarina cita idealmente John Bush sr per rafforzare il passaggio: «Oggi è davvero una data storica. Verona entra nel novero delle grandi capitali europee (Barcellona, Berlino, Anversa, Milano, Lipsia…) che sulla ricucitura urbana, sul rimettere ordine nel disordine delle aree cittadine, hanno ricostruito la loro immagine e rilanciato la loro economia». Rispetto a queste città, l’area verde creata dal nuovo parco sarà nella percentuale più alta: ben l’86% contro l’81% di Berlino, il 75% di Anversa, il 58 di Lipsia, il 57 di Milano. Barcellona – che ha ribaltato sul mare il proprio impianto urbanistico abbattendo tutti gli edifici industriali sul lungomare – arriva appena al 24%. E Barcellona è in over-booking da un decennio almeno…le potenzialità della nuova Verona potrebbero dunque essere immense.
Cosa permetteranno i 45 ettari del Central Park? La ricucitura urbana, innanzi tutto, ma anche un significativo contributo al climate change: i modelli matematici indicano che il nuovo verde avrà un impatto diretto sul clima scaligero, contribuendo a controllare le ondate di calore. Entro il 2040 ci sarà il 300% di verde pubblico in più a Verona Sud, col parco, ed una riduzione del 30% dell’energia in atmosfera responsabile delle bombe d’acqua.
Il Central Park (o “Verona Porta Verde” come l’ha chiamata Umberto Lebruto, Ceo di FS Sistemi Urbani) permetterà un nuovo sviluppo del terziario: basti pensare che i passeggeri sulla stazione di Verona (saranno due: quella “storica” sul lato nord e la nuova, dell’Alta Velocità, rivolta al parco, a sud) passeranno dai 14 milioni attuali a quasi 17 milioni e dovranno essere gestiti e serviti; una nuova area direzionale a ovest del parco ed una residenziale ad est dovranno contribuire a rendere economicamente sostenibile il Central Park.
Dopo il masterplan ci sarà l’accordo di programma fra Comune, Regione e Ferrovie: dieci mesi di scartoffie indispensabili per rendere rentable il progetto, far partire tutte le autorizzazioni necessarie e quindi avviare i cantieri, ad iniziare dalla bonifica ambientale di un’area che da più di un secolo ospita attività meccaniche e che nella Seconda guerra mondiale è stato bersaglio di numerosi bombardamenti. Il sottosuolo potrebbe nasconderne ancora delle eredità. I cantieri riguarderanno anche il passaggio in galleria della TAV-TAC nel percorso Porta Nuova-San Massimo- Parona abbattendo l’inquinamento acustico nei quartieri a nord ovest e liberando ulteriori aree utili per una nuova mobilità urbana ed una nuova vivibilità della città. «Non scordiamo – aggiunge Federico Sboarina – la prossima riqualificazione della Zai Storica dove interverremo nelle aree dismesse industriali e commerciali dismesse, in abbandono, riqualificando Verona Sud grazie anche al ribaltamento del casello».
Per le FS i punti di forza del Central Park sono tanti: dismissione delle attività logistiche; riqualificazione dell’area; incremento dell’accessibilità all’area; lo sviluppo di sistemi di mobilità alternativi; riduzione del consumo di suolo; riduzione delle “isole del calore”; creazione di nuovi connessioni con tante nuove opportunità. Certo, le incognite non mancano: c’è il tema delle bonifiche ambientali (cosa c’è sottoterra non lo sa nessuno) e quello economico: chi investirà in questo periodo; saranno sostenibili gli investimenti? quanto costerà la gestione del parco (pensiamo soltanto alla sicurezza). Il piano economico sarà un dossier pesante tanto quanto l’accordo di programma.
Tornerà l’ippodromo come alla fine dell’Ottocento? la grande piazza d’armi ed il circuito aereo del primo dopoguerra? Diventerà davvero la nuova Bra e il nuovo Liston per il passeggio dei veronesi? Non lo sappiamo. Segniamoci però questa data: oggi è davvero una giornata speciale per Verona.