L’idrogeno entro il 2050 potrebbe diventare il combustibile che copre un quarto del consumo di energia, soprattutto per quel che riguarda riscaldamento, trasporto e industria. Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima l’idrogeno è preso in considerazione per l’impiego e l’integrazione nelle reti elettriche e a gas. Eni e Snam stanno sviluppando le strategie aziendali su questa linea. Ieri a Cernobbio è stato presentato lo studio “H2 Italy 2050” a cura del The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Snam, dal quale emerge un dato interessante. L’Italia, grazie alla sua posizione geografica di ponte fra l’Africa e l’Europa e alla rete di distribuzione di gas più capillare del continente può diventare la protagonista di una riconversione tecnologica basata sull’idrogeno come fonte di energia “pulita”, in quanto il suo utilizzo ha emissioni zero ed essere l’hub europeo dell’idrogeno. Inoltre la vicinanza all’Africa le permette di importare l’idrogeno lì prodotto dall’energia solare ad un costo inferiore del 10-15% rispetto a quello prodotto in casa.

Ciò avrebbe un effetto positivo sull’economia. E’ stato stimato che grazie agli effetti diretti e indiretti di questa riconversione entro il 2050 il Pil potrebbe aumentare dai 22 ai 37 miliardi. E anche l’occupazione ne risentirebbe positivamente  con la creazione, sempre entro il 2050 di un numero di nuovi posti di lavoro variante fra i 320.000 e 540.000.

Un altro fattore che contribuisce a individuare il nostro paese come l’hub europeo dell’idrogeno è il fatto che l’Italia è la prima economia in Europa per la produzione di tecnologie termiche per l’idrogeno e la seconda  per quel che riguarda le tecnologie per la produzione di idrogeno. Insomma, la transizione energetica per combattere il cambiamento climatico e lasciare in eredità ai nostri figli un mondo meno inquinato passa anche dall’idrogeno, che potrebbe coprire il 25% della domanda energetica nazionale. Costi: nel 2000 il prezzo dell’idrogeno da fonti rinnovabili era 40 volte superiore rispetto al petrolio. Con le nuove tecnologie, si calcola che in cinque anni potrebbe diventare competitivo.