(di Stefano Tenedini) La titubanza degli azionisti che non hanno sottoscritto l’aumento di capitale, la necessità di fondi freschi per rilanciare e adeguare le strutture, la ricerca di nuovi soci e partner, le ovvie incertezze per una ripresa dell’attività in mezzo al caos delle disposizioni contraddittorie sul Covid-19. In questo tsunami ci sta che a luglio in Fiera (e anche nella Verona che produce) nonostante il caldo ci fosse chi sudava freddo. I motivi per essere preoccupati non sono venuti meno, anzi: ma sono stati rimandati e messi in frigo di fronte a urgenze e sfide (anche politiche) di maggiore attualità. Però sappiamo bene che torneranno e andranno affrontate. Come? Da chi? Per fare cosa?

Intanto però è arrivato forte e chiaro il segnale che Veronafiere in frigo non ci vuole proprio stare. È quanto dice il calendario di manifestazioni fieristiche, congressi ed eventi che prevede la ripartenza già dalla settimana prossima. La programmazione si spinge fino alla vigilia di Natale, sia nella sede naturale di Viale del Lavoro che all’estero, con una promozione globale tra Occidente e Oriente. Nemmeno il virus è più considerato un ostacolo insormontabile: si riparte in sicurezza rispettando i più recenti protocolli di sicurezza previsti dal Dpcm di agosto e convalidati dal Comitato tecnico-scientifico del governo.

La Fiera, insomma, rialza la testa dalle beghe locali e dalla miopia veronese e si rimette a camminare per rispondere alle concrete esigenze delle aziende e dei mercati. L’adozione delle linee guida antivirus approvate insieme ad Aefi, l’associazione delle fiere italiane, permetterà anche a Veronafiere di ripartire dopo un semestre terribile, salvaguardando la salute senza però strangolare l’economia. Precauzioni come il distanziamento, l’uso dei DPI, la sanificazione degli spazi, la formazione degli addetti, i termoscanner, i controlli e i piani di emergenza assicurano di riaprire con consapevolezza ma senza paura. Bene.

Le iniziative in calendario dovranno garantire la sicurezza sia a dipendenti che a espositori e visitatori, anche attraverso le tecnologie digitali. Di qui accessi e contatti in modalità contactless e via app e QR-code, biglietti da visita virtuali, mappe geolocalizzate e ristoranti in fiera prenotabili a distanza. Ci sarà anche una crescente integrazione tra gli irrinunciabili eventi fisici e quelli virtuali.

Ma vediamo il programma. Si parte il 16 e 17 settembre con l’Automotive Dealer Day in edizione digitale e subito dopo (dal 17 al 20) con il Sol d’Oro Emisfero Sud in modalità “fisica”. A seguire il Marmomac Restart dal 30 settembre al 3 ottobre (digitale). A fine ottobre, tra il 21 e il 23, Oil&nonOil (edizione fisica) e Innovabiomed in digitale, il 26 e 27. Novembre ricchissimo si apre con Fieracavalli, in edizione sia fisica che digitale, dal 5 all’8 e dal 13 al 15 novembre. Segue il Festival del Futuro, dal 19 al 21, in modalità fisica. E lo stesso 21 novembre va in scena Operawine, in doppia veste fisica e digitale.

Novembre prosegue con Wine2Wine Exhibition, dal 22 al 24 (doppia veste) e con il Wine2Wine Forum il 23 e 24 (modalità doppia). Negli stessi due giorni si terrà B/Open (doppia), che precede Job&Orienta (dal 25 al 27, in digitale). In contemporanea dal 27 al 29 e in edizione fisica Veronafil e Verona Mineral Show Geo Shop. Conclude il calendario 2020 ArtVerona, in modalità fisica e in calendario dall’11 al 13 dicembre.

All’estero è in programma una nutrita serie di road show e di eventi in forma sia fisica che digitale: si parte in Cina da Shanghai lunedì 14 settembre per poi proseguire negli Usa a Detroit, ancora in Cina a Pechino, in Russia a Mosca e a San Pietroburgo. A novembre un tour in Oriente, da Hong Kong a Shenzhen e di nuovo a Shanghai, per concludere l’anno a Città del Messico.

Un programma di tutto rispetto, che la dice lunga sulla volontà di recuperare. Ma prima di chiudere torniamo alla vicenda del mancato aumento di capitale e allo scenario che aspetta Viale del Lavoro. Il 91% è in mano a cinque tra gli enti locali e le istituzione economiche più importanti di Verona: primo di tutti il Comune con quasi il 40%, davanti a Fondazione Cariverona con il 24%, poi a Camera di Commercio con il 13% e a Cattolica e Banco BPM con il 7% a testa. Gli altri sono volenterosi comprimari che non possono modificare gli equilibri.

Quali sono le prospettive per la Fiera e per l’economia di cui rappresenta uno dei principali volani? Un progressivo indebolimento, con la perdita di eventi e di quote di mercato, aprirebbe la strada ad alleanze al ribasso: prendiamo ad esempio i clamorosi passi indietro della finanza locale o le tensioni su Agsm. E qui altri soggetti potrebbero ben sfruttare la debolezza strategica di Verona. I vertici della Fiera confermano di voler realizzare il piano industriale, che ha un costo in termini di capitalizzazione. Chi paga, e in cambio di cosa? Intanto, in attesa di cavalieri bianchi che non si vedono nel campo pubblico e neanche tra i privati, Veronafiere ha proceduto a finanziare il fabbisogno ricorrendo al credito, come i 10 milioni di Cassa depositi e prestiti. Ora si riparte con eventi ed esibizioni, nella speranza che il vento (almeno quello economico) cambi.