E’ conto alla rovescia per l’ingresso di Generali in Cattolica Assicurazioni: giovedì 24 settembre sarà l’ultimo giorno utile per esercitare il diritto di recesso. Cattolica, lamentano in una dura informativa, i Piccoli Azionisti si è limitata a darne comunicazione sul sito web (nella sezione governance) e sul quotidiano MF – Milano Finanza, evitando di diffondere comunicazione sui giornali locali o con lettera, inviata già tante volte nel passato ai soci. I soci aventi diritto sono circa 16.700 (quasi il 90% del totale) ad un valore di 5.47 € ad azione. Per questo, nel rispetto delle elementari regole di trasparenza di una società cooperativa, Casa Cattolica pubblicherà a breve una informativa e aprirà un punto informazioni per mettere a conoscenza migliaia di soci di questo loro importante diritto. Come previsto dall’assemblea straordinaria del 31 luglio, l’efficacia della trasformazione in SPA della compagnia è soggetta alla condizione che il numero delle azioni oggetto dell’esercizio del diritto di recesso non superi il limite del 20%.

Ma non è tutto: i Piccoli azionisti puntano l’indice sui risultati della semestrale al 30 giugno e alle mutate condizioni relative alla stabilità patrimoniale della compagnia di Lungadige Cangrande. Spiegano: «I risultati della semestrale al 30 giugno 2020, con un utile netto di gruppo di 10 milioni (– 83% rispetto al 1°semestre 2019), confermano la preoccupazione dei soci aderenti a Casa Cattolica, per l’attuale gestione della società. Si tratta della seconda peggior semestrale dal 2005. Solo nel 2017 con la svalutazione della cospicua partecipazione nella fallita Banca Popolare di Vicenza, si erano avuti risultati peggiori.

Le ripercussioni del 1°semestre 2020 si sono riversate nel tempo anche nella quotazione di borsa. Cattolica, rispetto a 12 mesi fa ha perso quasi 500 milioni di capitalizzazione. Il titolo un anno fa valeva 7,97 Euro (nel grafico l’andamento del titolo negli ultimi tre anni). Oggi, malgrado i rialzi degli ultimi giorni vale circa 5,20 Euro.

Si tratta di 483 milioni di capitalizzazione persa, pari mediamente a 26.000 Euro per ognuno dei 18.600 della compagnia. Inoltre, a fine agosto l’indice Solvency II del Gruppo Cattolica era pari al 154%, ben distante dal quel valore di circa 100 punti di metà maggio che aveva indotto IVASS a chiedere urgentemente un aumento di capitale di 500 milioni. Ciò significa che la società, venuta mena la causa dell’urgenza, deve rinegoziare le tempistiche di sottoscrizione con l’Ivass e trovare partnership di sviluppo industriale alternative ad una vera e propria svendita. Il patrimonio netto consolidato della società al 30/06 è di 2.322 milioni. In considerazione del numero delle azioni della società, pari a 174.293.926, si tratta di un valore per azione di 13,32 euro. Un valore importante. Molto distante da 5,55 Euro dell’aumento di capitale offerti da Generali».

Di conseguenza i Piccoli azionisti chiedono che «Venendo meno i gravi motivi di urgenza finanziaria decretati da IVASS, non si dia seguito all’aumento di capitale riservato a Generali al prezzo di 5,55 euro per azione che porterà alla cessione del controllo effettivo alla compagnia triestina per un controvalore irrisorio. La richiesta di revocare l’aumento di capitale viene chiesto anche in considerazione dell’indagine giudiziaria in corso che coinvolge 11 esponenti della società per “illecita influenza sull’assemblea” e dalla lettera inviata dai soci alla Compagnia lo scorso 4 settembre per l’osservanza dell’articolo 2527 del codice civile che vieta l’ingresso di competitor nella cooperativa prima del 1 aprile 2021».