(di Stefano Tenedini) La tecnologia digitale al servizio del mondo vitivinicolo: non in competizione con la tradizionale visita in cantina, ma un’alleata del crescente e-commerce. In un intervento alla Bologna Business School, Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, ha affrontato le nuove sfide del settore vitivinicolo al termine della fase più acuta della pandemia. Di origine coreana, cresciuta e formatasi negli Stati Uniti, Stevie Kim vive da anni in Italia dove ha contribuito all’internazionalizzazione di VeroneFiere nel comparto vitivinicolo, uno tra i più rilevanti dell’economia veronese.
“Nella cultura asiatica la parola “crisi” è composta da due caratteri: pericolo e opportunità. Quindi il mio messaggio principale, nella nuova situazione post-pandemia, è che per le aziende vinicole è assolutamente essenziale innovare: solo le aziende attive nella trasformazione, soprattutto digitale, sono in grado di intercettare le nuove opportunità, mentre chi resterà indietro potrebbe incontrare grossi problemi. Anzi, visto che la crisi potrebbe essere più lunga di quanto pensiamo, alcune di esse forse nemmeno sopravvivranno”.
È un giudizio molto severo, che però si basa sulla conoscenza del comparto e del mercato. Le aziende alimentari sono già più preparate, mentre quelle del settore vinicolo secondo Stevie Kim dovranno ripensare seriamente i modelli di sviluppo. Molte, purtroppo, promuovono un prodotto complesso come il vino più o meno come nel passato, trascurando i contenuti “emozionali” che sono sempre più importanti. Degustazioni e presentazioni ormai appaiono armi spuntate, perché guardano agli aspetti tecnici rivolgendosi a specialisti, commercianti e giornalisti ma trascurano i nuovi attori: i wine lovers.
Certo, negli ultimi cent’anni si è sempre fatto così e ha funzionato bene. Ma con Internet la situazione è cambiata, siamo entrati nell’era digitale e occorre abbracciare la trasformazione e le sue opportunità. Bisogna integrare tutti gli elementi a disposizione, perché il vino è un “prodotto” che deve avvalersi di networking, assaggi, fusione con il territorio, la cultura, l’ambiente, il cibo e l’esperienza della degustazione. Naturalmente gli aspetti tecnici contano, ma non possono sottovalutare la fortissima presenza “fisica” del contesto.
Stevie Kim lo ha spiegato alla BBS con un riferimento diretto al mercato reale. “Le aziende vinicole devono puntare sulla comunicazione digitale e in futuro non potranno prescindere dal dialogo diretto con i consumatori. Prendiamo il mercato americano, dove il cliente diretto rappresenta già fette significative sul totale delle vendite: la cantina si mette in relazione con il consumatore, a differenza del mercato europeo in cui questa modalità soddisfa una porzione molto piccola degli acquisti. Ma questo business funziona meno bene se gli si sottrae l’elemento fisico e i consumatori non possono venire direttamente in cantina o in enoteca, per una degustazione o una presentazione”.
Le aziende vinicole devono quindi puntare direttamente al consumatore, ma con un doppio obiettivo: da un lato costruire una piattaforma di e-commerce, dall’altro gestire e consolidare attraverso un CRM la relazione con i clienti e potenziali, aziende o privati che siano. Kim ha aggiunto un esempio concreto: nei concorsi enologici organizzati per VeronaFiere, i giudici devono degustare i medesimi vini per valutarli. Oggi, con le precauzioni imposte dal Covid-19, si è adottata un’alternativa rispetto all’assaggio collettivo. Il vino viene inviato direttamente ai giudici: una soluzione dirompente ma obbligata per innovare il processo e salvaguardare il concorso rispettandone tutte le regole.
Intanto VeronaFiere riparte dall’Asia, con Vinitaly e Ice insieme a promuovere il vino italiano nel primo evento internazionale del settore in presenza dopo la fase critica dell’emergenza sanitaria. Si riparte in questi giorni dalla Cina (a Shanghai, Xiamen e Chengdu) anche per presentare la prima edizione di Wine To Asia, in programma a Shenzhen dal 9 all’11 novembre. Un utile test per la partnership Verona-Cina in formato B2B, che si avvale di una rete di relazioni commerciali e partnership che parte dai grandi brand del settore e coinvolge anche la Fondazione Arena di Verona. L’edizione 2020 schiera 65 aziende (10 in più del 2019) con 700 etichette. Per riprendere il modello di integrazione il vino italiano sarà affiancato da iniziative rivolte a titolari di gallerie d’arte, ai wine bar, ristoranti fine dining, studi di architettura, tasting “viaggianti” e un incontro culturale dedicato al tema “Donne cinesi e vino italiano”.