La vendemmia veronese del 2020 sarà ricordata come quella del ritorno dei lavoratori italiani tra i filari, e non solo di studenti e pensionati ma di persone di tutte le età rimaste senza occupazione in conseguenza dell’emergenza Covid. È quanto emerge dall’osservatorio di Agribi, ente bilaterale per l’agricoltura veronese, che sta raccogliendo i frutti della semina fatta con il servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro, lanciato a fine aprile in collaborazione con Veneto Lavoro. Un’intermediazione che sta prendendo piede incontrando il gradimento delle aziende, che possono disporre di uno strumento efficace e veloce per il reperimento di manodopera.
“Con la vendemmia abbiamo avuto una quarantina di aziende che si sono rivolte a noi per reperire lavoratori – spiega Sabrina Baietta, referente per i servizi al lavoro di Agribi, ente di cui fanno parte Coldiretti, Confagricoltura, Cia , Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil –. Finora sono andate a buon fine una cinquantina di assunzioni. Buoni numeri, considerato che si tratta di un quinto dei 250 colloqui effettuati andato a buon fine. Stiamo notando che da parte degli imprenditori agricoli c’è un risveglio dell’interesse verso il lavoratore italiano e che, soprattutto in Valpolicella, sono state assunte persone residenti in zona. Non solo giovani e pensionati già impiegati in passato nella vendemmia, ma di tutte le età, provenienti dalle sfere del commercio, della ristorazione, del turismo. Molti erano rimasti temporaneamente senza lavoro a causa della pandemia, mentre altri farebbero dell’agricoltura la loro professione, se ci fosse la possibilità di avere un impiego continuativo. E la possibilità ci sarebbe, perché dopo la vendemmia c’è la raccolta dei kiwi che chiude l’anno e poi in gennaio si riparte con la potatura e quindi si continua con tutte le raccolte di frutta e ortaggi”.
I numeri confermano che, se la maggioranza dei lavoratori rimasti disoccupati o cassintegrati è tornata alla collocazione precedente all’emergenza Covid, una parte è invece ancora in cerca di lavoro. Su 1.200 curricula raccolti da aprile a maggio, nella banca dati di Agribi ne sono rimasti circa 300. E si tratta di lavoratori che sarebbero disponibili a fare formazione e riqualificarsi per trovare posto in agricoltura. “Quello che vorremmo come ente è di offrire le competenze professionali di cui le aziende agricole hanno bisogno e nel massimo rispetto delle norme di sicurezza – sottolinea Giuseppe Bozzini, vicepresidente di Agribi Verona -. Dev’essere chiaro che non ci interessa sostituirci ai centri per l’impiego, ma favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta in agricoltura in maniera trasparente e con il sostegno di un’adeguata formazione professionale ai lavoratori per rispondere alle richieste di manodopera qualificata di cui gli agricoltori veronesi necessitano. Il nostro sogno sarebbe quello di far tornare i lavoratori italiani in agricoltura proprio grazie all’acquisizione di competenze specifiche, che assicurino da un lato produzioni di qualità e dall’altro retribuzioni soddisfacenti. Con una buona formazione si possono creare figure professionali utili non solo per lavori a tempo nelle raccolte nella frutta, ma impegnati tutto l’anno nelle varie fasi della campagna e tipologie di prodotti. Proprio su questo stiamo lavorando con Veneto Lavoro per accreditarci, in futuro, come interlocutori diretti per fare formazione specifica dei lavoratori, mirata a tradursi in occupazione stabile e qualificata. Solo così potrà emergere un’agricoltura di qualità, appetibile sia per i lavoratori italiani sia per le aziende”.
L’azienda vitivinicola Villa Spinosa di Negrar è tra quelle che più si sono avvalse del nuovo servizio di Agribi. Sono ben dieci, infatti, i lavoratori assunti per la vendemmia in Valpolicella. “Da parecchi anni avevamo una squadra di raccoglitori che veniva dalla Polonia – racconta il titolare Enrico Cascella Spinosa -, ma quest’anno, a causa della pandemia, non sono arrivati. Così, attraverso Agribi, abbiamo trovato manodopera locale. Sono persone di tutte le età, dal giovane di 20 anni a quello di mezza età. C’è chi lavorava al bar, chi in pizzeria, chi in negozio: non hanno esperienza in agricoltura, ma con un po’ di addestramento possono imparare. L’iniziativa di intermediazione di Agribi è stato prezioso, perché anche se viviamo nell’era della comunicazione si fa fatica a trovare ciò che corrisponde alle proprie esigenze. Perciò auspichiamo che, al di là dell’emergenza Covid, questo servizio divenga qualcosa di durevole nel tempo e sia un punto di riferimento delle aziende nel fornire manodopera con le competenze necessarie per lo svolgimento delle diverse mansioni in campagna”.