(di Paolo Danieli) L’articolo “Sarà Zaia il Franz Joseph Strauss del Veneto?” colloca il tema dell’autonomia nella giusta dimensione storica. L’autonomia non è, come vorrebbero far passare i suoi detrattori, un espediente propagandistico di Zaia, ma un esigenza reale dei Veneti che viene rappresentata fin dagli anni ’80, come rilevato dall’autore. Quando la Liga Veneta era ancora solo un movimento culturale ed il dibattito sul federalismo doveva ancora irrompere sulla scena politica, all’interno della Democrazia Cristiana veneta c’era chi, come appunto Alberto Pavesi, citato nell’articolo, aveva intuito che un ciclo si stava per chiudere e che bisognava costruire qualcosa di nuovo, proprio partendo dall’Autonomia. Pochi anni dopo sarebbe scoppiata Tangentopoli e la Balena Bianca sarebbe stata distrutta. Il primo ad aver pensato a qualcosa del genere fu Toni Bisaglia (nella foto con Giulio Andreotti), leader della potente corrente dorotea, più volte ministro, che lavorava al progetto di una scissione veneta dalla Dc nazionale per creare un grande partito regionale, simile alla Csu della vicina Baviera, che avrebbe trattato l’Autonomia con Roma in cambio di voti in Parlamento, come fa la Svp per la provincia di Bolzano. Se il progetto, che già allora incontrava l’approvazione di molti dirigenti democristiani, si fosse realizzato la Lega non avrebbe avuto ragione di esistere, avremmo già l’autonomia e la storia sarebbe cambiata.
Solo che nel 1984 Bisaglia muore a Portofino in circostanze mai completamente chiarite “cadendo” dalla barca della moglie. Nel 1992 il fratello prete, don Mario Bisaglia, che indagava sulla strana morte di Toni convinto che fosse stato un omicidio, viene trovato morto annegato nel Lago di Alleghe. Subito parlano di suicidio, strana cosa per un prete. Presento un’interrogazione parlamentare in Senato per chiedere che venga fatta luce sulla vicenda. In seguito verrà appurato che si è trattato di omicidio, ma non si sa per mano di chi. Nel 1993 viene trovato morto annegato nell’Adige anche il segretario particolare di Bisaglia, Gino Mazzolaio. Troppe coincidenze che non possono non far pensare che qualcuno abbia voluto forzare il corso della storia.