Oderzo e una passeggiata per il centro storico per scoprire il passato della città. Da palazzo Foscolo all’antico foro romano, passando per Piazza Grande. Oderzo è una vera e propria città archeologica e la seconda città veneta per importanza di reperti di età romana dopo Verona. Inserito nel cuore della pianura padana, Oderzo è un comune low cost, per chi lo visita: i mosaici del centro sono inglobati nell’architettura cittadina moderna e visibili a tutti, a tutte le ore del giorno, senza bisogno di un biglietto.

Il museo e la pinacoteca, invece, propongono un biglietto cumulativo che permette di visitarli entrambi (intero 6,00€ e ridotto 4,00€), oltre a quello singolo (intero 4,00€ e ridotto 3,00€). Non solo, è anche la città più porticata d’ Italia e durante le giornate di pioggia questa è una benedizione: si può continuare a vagare per le vie e per i negozi senza quasi prendere una goccia d’acqua. Tutto questo rimanendo all’interno del centro storico. I nome della città deriva dal latino Opitergium che a sua volta deriva dal venetico Obterg, ovvero “piazza del mercato“. L’antico nome sopravvive nell’ aggettivo che indica l’appartenenza alla città, ovvero opitergino, ed è ancora di uso comune in città, in quanto dà il nome allo stadio e a numerosi enti e associazioni locali.

Nel territorio poco distante San Biagio di Callalta, offre altrettante suggestione di visita. In città  sono venuti alla luce reperti risalenti al periodo paleoveneto. Il primo agglomerato della futura S. Biagio cominciò ad acquisire importanza con i Romani e con la costruzione della via che lo attraversava. Molte vestigia risalenti a quell’epoca sono state rinvenute in vari siti: frammenti fittili a Rovarè, un’anfora vinaria ed un’urna funeraria a Spercenigo, una tomba ad incinerazione a Ca’ Lion. Ad appena 15 chilometri verso Treviso, San Biagio deve il suo nome sia alla devozione del santo omonimo (vescovo e martire) sia alla strada militare “Callis Alta” (l’odierna ss.53 ‘ Postumia’), costruita in epoca tardo romana, dopo che era stato cancellato il tracciato dell’antica via che univa i municipi di Tarvisium e Opitergium. In epoca tardo romana (III-IV secolo d.c.) sono nominati due siti presenti nel territorio di S. Biagio: Prandecinum (dove secondo la leggenda sorgeva la ‘fortezza di Prando’, soldato di Altino) corrispondente all’attuale Rovarè, e Caurillium (probabilmente ‘recinto o pascolo per le capre’) corrispondente all’attuale Cavrie.

Evento principale fu la famosa battaglia del solstizio, l’ultima offensiva austriaca nella Grande Guerra. Dal 15 al 23 giugno 1918, il comando della III Armata ordina alle grandi unità da esso dipendenti di avanzare fino a “raggiungere la riva del Piave”. Reparti della 37° divisione riprendono Casa Verduri e alle 15.00 raggiungono i resti del ponte sul Piave, occupano l’argine regio da nord della località castello fino alla stazione di Fagarè e si preparano a gittare un passaggio sul fiume in corrispondenza di ponte di Piave. La battaglia del solstizio a San Biagio è finita. Ai caduti della Grande Guerra è dedicato il sacrario militare di Fagarè della battaglia. Nel sacrario è sepolto anche il tenente Edward McKey, ufficiale della croce rossa americana e amico personale dello scrittore Ernest Hemingway. A suo ricordo Hemingway scrisse una poesia il cui testo, scolpito in ferro dallo scultore Simon Benetton è visibile nella cappella centrale del monumento. In una grande lapide della cappella centrale sono elencati i 27 soldati decorati di medaglia d’oro al valore militare, caduti sul Piave nel settore della III° armata. nel giardino del monumento sono conservati i frammenti di muro su cui ignoti scrissero, durante la battaglia del solstizio (15-24 giugno 1918), le due famose frasi “e’ meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora” e “tutti eroi. o il Piave o tutti accoppati”.

Dove mangiare. numerose le suggestioni di un territorio ricchissimo di storia e tradizione culinaria. forse tra le piu’ accattivanti ma meno nota al grande pubblico quella offerta   dal Ristopub italoargentino Voltejo, tra i migliori ristoranti di San Biagio secondo The Fork, dove la chef, una scoperta stupenda, è una donna, Silvina Sil, caratteristica rara per un ristorante argentino, un posto davvero bello e curato. Il personale gentilissimo e competente sempre gentile ed educato, offre un menu’ accattivante  con cibo meraviglioso, La carne, sicuramente il piatto forte,  squisita che si taglia addirittura con la forchetta.. Anche i contorni sono particolari e gustissisimi. Una grande scelta davvero imbarazzante. Un consiglio, provare il filetto voltejo, e la carne mista. Ottimi i dolci. Valutazione: The Fork 9,2/10 – ‎310 voti – ‎fascia di prezzo: 25 € .