(di Bulldog) Negli uffici delle banche si parla oramai apertamente dell’inizio del prossimo anno come di un incubo, una sorta di tempesta perfetta: da un lato la fine, il 2 febbraio, della moratoria concessa a famiglie e imprese per l’emergenza Covid; dall’altro, la chiusura dei bilanci al 31 dicembre che farà emergere voragini così profonde nei conti di quasi tutte le imprese italiane che qualche aggiustamento della voce ammortamenti (come ipotizzato) renderà soltanto marginalmente più accettabili. Alle imprese, le banche chiederanno quindi due cose: rientrare subito nei limiti degli affidamenti senza più scostamenti e dilazioni; ripristinare il capitale sociale che finirà azzerato dalle perdite. Inutile dire che le banche, per prime, si aspettano una pernacchia come risposta dato che, banalmente, soldi in giro non ce ne sono, chi li ha se li tiene stretti per garantirsi il 2021 o al limite ripartire con una nuova società senza debiti pregressi, e la ripresa “libera tutti” è ancora troppo gracile per mettere tranquille le banche e, soprattutto, l’agenzia europea che le controlla.
Il bubbone che si prospetta non è piccolo: al 28 agosto scorso, erano pervenute oltre 2,7 milioni di domande o comunicazioni di moratoria su prestiti, per 301 miliardi. Si stima che, in termini di importi, circa il 94% delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia già stato accolto dalle banche, pur con differenze tra le varie misure; il 3% circa è stato sinora rigettato; la parte restante è in corso di esame. I crediti NPL, quelli che sono pronti per finire iperscontati nelle mani degli esattori, nelle pance delle banche ammontano già a 160 miliardi in Italia, a 760 miliardi nell’Unione europea.
Ora, proprio nei giorni scorsi la Commissione Europea ha concesso all’Italia di prorogare la moratoria sui finanziamenti per le PMI fino al 31 gennaio 2021 (e fino al 31 marzo 2021 per le rate di mutuo delle imprese del settore turistico). Un segnale di apertura, ma le banche si stanno preparando comunque al peggio. E questo vuol dire, semplicemente, ridurre ancora di più i margini del credito per le imprese. Un regalo fatto alla malavita organizzata che già sta entrando alla grande nel business dei NPL (che vengono comprati ad un valore bassissimo – pochi punti percentuali del nominale del debito – dalle banche e poi ci si ingegna a incassarli dai debitori: lascio a voi immaginare con quali sistemi) e ora ha spazio anche nel finanziamento “a strozzo” delle imprese.
Ecco, invece di pensare a detassare chi già non paga le tasse il Governo dovrebbe muoversi con decisione su questo fronte. A Bruxelles e in Parlamento. Perché così facendo sta regalando alla malavita il meglio delle nostre imprese e intasando i tribunali a primavera di procedure concorsuali bruciando miliardi di crediti di Inps, Agenzia delle Entrate, fornitori e chi più ne ha più ne metta…