Il centrodestra è a Catania per solidarizzare con Salvini che domani camparirà davanti al Gip dr. Sarpietro con l’accusa di “sequestro di persona”, lo stesso reato che veniva contestato all'”anonima squestri“. Tutto nasce da quando il 25 luglio dell’anno scorso Salvini, allora ministro degli Interni, fece trattenere per sei giorni 131 immigrati clandestini giunti in Italia a bordo della nave Gregorotti vietandone lo sbarco. La gravità di questo procedimento va oltre il problema, già gravissimo, dell’immigrazione. Esso tocca gli assetti stessi della nostra Repubblica. E’ un’aberrazione trattare gli atti politici di un ministro come se fossero le azioni di un privato cittadino.
La democrazia italiana si fonda sulla separazione dei poteri che, come dovrebbe essere noto, sono quello legislativo, esecutivo e giudiziario. La Costituzione ha previsto questa separazione per dare un equilibrio alla costruzione su cui si basa la Repubblica. Ora, pensare che dei magistrati, che appartengono al potere giudiziario, possano mettere il naso sull’operato di un Ministro -potere esecutivo- significa calpestare la separazione dei poteri. Immaginiamo solo per un attimo l’inverso, e cioè che Salvini andasse a sindacare una sentenza: apriti cielo! Ci sarebbe giustamente una levata di scudi da parte di tutti i giudici, da Aosta a Caltanissetta. E magari anche della sinistra che, chissà perché, i magistrati li difende sempre. E allora come si può pensare che i membri del potere giudiziario possono scavalcare il confine che li separa dall’esecutivo?
Si potrebbe obiettare: ma se un ministro commette un reato come viene perseguito? Semplice. Se viene sorpreso a rubare in un supermarket o a spacciare droga è giusto che venga giudicato dalla magistratura ordinaria in quanto cittadino. Se agisce come ministro in un atto proprio della sua funzione verrà giudicato dal popolo con lo strumento del voto. Questo prescrive la Costituzione. E i primi che dovrebbero saperlo sono proprio i parlamentari che hanno concesso l’autorizzazione a procedere e i magistrati che l’hanno chiesta.