(di Gianni De Paoli) Il Covid non esiste. Come dire: la terra è piatta. A parte la fisica e la logica, ci sono anche le foto fatte dallo spazio. Eppure i “terrapiattisti” ci sono. E fanno anche qualche adepto. Come quelli che negano l’esistenza del Covid 19. Oppure, se proprio non la negano, dicono che è un’influenza, poco più di un raffreddore, che non sono necessarie particolari avvertenze, che la mascherina non serve, anzi fa male e altre amenità. Eppure il virus è stato isolato, i morti ci sono e ognuno nell’ambito delle proprie conoscenza ha qualcuno che se l’è beccato. E a sentirlo è stata la più brutta esperienza della sua vita, anche per chi non è finito in rianimazione. Chi è morto non può riferire nulla, ma è immaginabile che per lui sia andata anche peggio.

I “terrapiattisti” del Covid arrivano a contestare anche le morti. Dicono che le cause di decesso da coronavirus sono state pompate aggiungendo anche chi è morto d’infarto, senza però spiegare a chi gioverebbe e chi sarebbero i medici disposti a rischiare la radiazione dall’albo per certificare il falso.

Allora, quando uno proprio non vuol sentire ragione, bisogna sbattergli in faccia le cifre che non possono essere in alcun modo contestate. Si tratta dei dati ISTAT sui decessi nel primo trimestre 2020, quello più colpito dalla pandemia, comparati con quelli dello stesso periodo del 2015-19, riguardanti 6.866 comuni (87 % dei 7.904 complessivi). Considerato che il primo caso di Covid è stato il 20 febbraio, al 31 marzo si sono registrati 90.946 decessi contro la media nel periodo di 65.592. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità.  Ma questo dato è appiattito dal fatto che l’epidemia ha colpito in maniera diversa le regioni. Se si considerano quelle del nord, le più colpite, i decessi dal 20 febbraio al 31 marzo sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ), cioè più che raddoppiati. E’ sufficiente? O vogliamo insistere a dire che la terra è piatta?