(di Gianni De Paoli) Il lockdown ha lasciato il segno sull’economia, ma non nella testa della gente. Lo si deduce dai comportamenti. Quando gli italiani sono stati obbligati per legge a restare chiusi in casa l’hanno fatto disciplinatamente e i risultati si sono visti. Ma quando hanno potuto uscire molti hanno dato a vedere di non aver capito niente. E anche qui i risultati negativi si vedono: con i contagi siamo tornati indietro ad aprile. Hanno ricominciato quelli della “movida“, che non hanno resistito all’irrefrenabile piacere di starsene davanti a un bar con il bicchiere in mano a chiacchierare uno attaccato all’altro senza mascherina, seguiti dai discotecari. Hanno continuato i vacanzieri, che nonostante i due mesi di riposo forzato, non hanno resistito, nonostante le raccomandazioni, all’abitudine della vacanza all’estero, anche là dove non c’erano le precauzioni che ci sono da noi. E molti sono tornati positivi.
Poi ci sono gli espansivi, quelli che non resistono a salutarti senza darti la mano o, peggio, con baci e abbracci; quelli che credono che il matrimonio senza invitati, bacio della sposa e pranzo non sia valido; quelli che non capiscono che la barriera in plexiglas non è fatta per essere aggirata; quelli che si accalcano davanti a scuola per andare a prendere il figlio.
A fronte di questi comportamenti diffusi sarà inevitabile che avvenga un giro di vite. Primo fra tutti l’obbligo della mascherina anche all’aperto. E poi…vedremo. Un altro lockdown sarebbe esiziale. Ma dei provvedimenti che vadano ad incidere su quei comportamenti che generano contagio ci sarà sicuramente bisogno. Prepariamoci. E ringraziamo chi per comportarsi bene ha bisogno delle coercizioni perché da solo non c’arriva.