(di Marco Danieli) “Quest’anno si svolgerà in sicurezza per rispettare tutte le norme anti-Covid” avevano assicurato gli organizzatori di Hostaria Verona, il festival del vino che questo weekend ha riempito le vie del centro storico. Le degustazioni dei vini, anziché essere sparse per tutto il centro storico come nelle scorse edizioni, sono state concentrate in piazza Bra, in piazza dei Signori ed in Cortile Mercato Vecchio, accompagnate da varie iniziative culturali, prima fra tutte la consegna del “Premio Paiasso” di nuova istituzione dedicato alla memoria dell’amatissimo Roberto Puliero recentemente scomparso.
Nonostante le dichiarazioni e l’intento degli organizzatori che hanno cercato di adattare l’edizione 2020 alle esigenze di sicurezza della pandemia, rimane molta perplessità circa la decisione di tenere comunque il festival del vino, specie se si considera l’aumento dei contagi che si registra anche a Verona in questi ultimi giorni. Tutti gli addetti avevano la mascherina, d’accordo, e gli organizzatori hanno vigilato affinché le varie manifestazioni siano avvenute nel rispetto del distanziamento sociale, ma il problema di fondo non è stato dell’organizzazione, ma la responsabilità di chi è andato a degustare, accompagnato da amici e parenti.
Ci sono stati assembramenti, inutile nasconderlo. Nonostante da 48 ore ci fosse l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, per bere bisogna quanto meno abbassarle e c’è da dire che molte sono rimaste abbassate. Se consideriamo gli affollamenti che ci sono stati davanti alle mescite, i brindisi vari, gli assembramenti e gli abbassamenti delle mascherine nel momento in cui è iniziata la seconda ondata del Covid viene da domandarsi se, pur con tutta la simpatia e l’apprezzamento per l’iniziativa, non fosse stato il caso di rinviarla a tempi migliori. Eppoi: dov’erano i vigili a controllare del corretto utilizzo delle mascherine? Eppure, di multe da emettere ce n’erano…