(di Paolo Lenarda) Dante nei primi anni del 1300 sente che il Medioevo sta finendo e lo racconta con la sua Commedia. Lo racconta usando il “dolce stil novo”, la lingua del domani. Sta finendo il tempo di un’economia che si basa sull’agricoltura e sul piccolo artigianato, dove non servono grossi finanziamenti. Con le prime attività preindustriali servono soldi. Non sono sufficienti quei piccoli prestiti concessi dai Monti di Pietà, che giustificano l’interesse come un rimborso delle spese sostenute per la conservazione dei beni avuti in pegno. Anche l’ultimo Concilio Lateranense, nel 1215, ha rinnovato la condanna dell’usura che rimane un peccato e la Chiesa non ha ancora chiarito la posizione del Purgatorio. Nelle Sacre Scritture il richiamo non è così esplicito. Se ne è parlato, Dante lo ha sdoganato, ma l’usura è un bel problema in una società dove la religione è la guida e spesso monaci e preti sono l’unica autorità. A Firenze, più che altrove, si avverte il vento di un Rinascimento ancora lontano e il risveglio della Società.
I Medici sono una intraprendente famiglia di banchieri e avvertono le necessità del nuovo ceto che sta crescendo, irrequieto e voglioso di intraprendere. I Medici cominciano ad avere influenza e cercano di avvicinarsi al potere. Ma il potere si conquista con il successo e il successo con il denaro. Bisogna rendere meno gravoso il peccato di usura. Bisogna poterlo addolcire. Bisogna dare vita e consistenza a quel Purgatorio già familiare al popolo e disegnato da Dante nelle cantiche della Commedia. E l’occasione si presenta.
Papa Martino V, nel 1431, convoca un concilio a Basilea. Il papa muore a concilio iniziato e il nuovo papa Eugenio IV lo trasferisce a Ferrara. I lavori si dilungano, si parla di argomenti complicati, di eresie, di riunificazioni. Le delegazioni sono numerose e molto costose. La città è colpita da una grave pestilenza. I costi aumentano. Il papa è in grave difficoltà. Cosimo I dei Medici intuisce la situazione e suggerisce al papa di continuare il concilio a Firenze: pagherà lui tutte le spese.
Il papa accetta. Il Concilio si trasferisce a Firenze, vicino a Cosimo, ospitato da Cosimo. Si parla di tutto, partecipano i patriarchi, si cerca di riunire i greci e i latini, di risolvere le dispute. Non credo che l’intervento esterno sia irrilevante. Fra le tante decisioni, viene anche ammesso il Purgatorio. Cosimo è riuscito nel suo intento. L’usura è sempre peccato, ma può essere mitigato con preghiere, digiuni, sacrifici e con offerte, tante offerte e donazioni. Per i vivi, ma, soprattutto, per i morti, per abbreviare il tempo della loro permanenza tra le sofferenze del Purgatorio. Siamo nel 1439. Nel 1472 nasce a Siena il Monte dei Paschi e l’usura si chiamerà interesse.