Anche con le migliori intenzioni, a volte è impossibile comprendere: che la Guerra Civile abbia lasciato strascichi pesanti nella storia di questa Nazione è evidente; che si voglia alimentare un clima di perenne odio è altrettanto palese. Non si può giustificare in altro modo il livore con il quale le sezioni Anpi di Pescara ed Assisi stanno contestando la titolazione di uno spazio pubblico a Norma Cossetto, una ragazza italiana stuprata più volte ed infoibata ancora viva a Villa Surani (Istria) dai partigiani titini nei giorni drammatici successivi all’8 settembre 1943. Norma pagò il solo fatto di essere italiana pur non avendo partecipato ad alcun fatto d’arme o politico. Un evento drammatico della storia che è stato coltivato nella memoria collettiva italiana non con spirito d’odio, ma come monito alla follia che una guerra è capace di generare. Non a caso, Carlo Azeglio Ciampi – che durante la guerra civile combatté col Regio esercito, formalmente alleato dei titini – le concesse la medaglia d’oro al valor civile per aver difeso, con un sacrificio sin maggiore della morte, la sua italianità.

Fosse stata comunista, e i suoi aguzzini tedeschi o dell’esercito di Salò, non sarebbe cambiato nulla. Qui ideologia ed opinioni politiche non contano. Diremmo le stesse parole. Qui conta il fatto che una ragazza italiana è stata martirizzata per il solo fatto di essere italiana. E questo dovrebbe unire gli Italiani, non dividerli. L’8 settembre avrà significato, forse, la morte della Patria, ma quella disgrazia l’hanno pagata sulla propria pelle decine di migliaia di donne, uomini, bambini. Che siano vittime delle truppe marocchine o dei tedeschi non cambia nulla. Hanno pagato loro, noi beneficiamo oggi di quel sacrificio.

E’ questa tragedia collettiva italiana, è questo dolore non risolto, che l’Anpi offende cercando di impedire che uno spazio pubblico venga dedicato a Norma. Dimostra che, sotto sotto, non considera finita quella tragedia, che il rancore, la voglia di rivalsa, covano ancora sotto la cenere e vengono alimentati riempiendo l’Anpi di persone, membri, che di quella guerra non hanno visto e conosciuto nulla. Una volta attaccano la memoria di Norma Cossetto, un altro la Brigata Ebraica che combatté al fianco dei partigiani. Ma quei partigiani oggi non ci sono più, banalmente per ragioni d’età. Ci sono delle persone che li scimmiottano sognando una rivoluzione che oggi esiste soltanto il Corea del Nord. Ma se neppure Pechino li vorrebbe, perché mai li dobbiamo sopportare ancora noi?