L’assemblea di palazzo Ferro-Fini in questa legislatura si colora di rosa. Sui banchi siedono 18 donne su 51 eletti e nell’ufficio di presidenza torna la doppia rappresentanza di genere, con 3 donne elette su 5 componenti. Ad affiancare Nicola Finco nella vicepresidenza è Francesca Zottis (Pd), in qualità di vicepresidente espressione dei quattro gruppi di opposizione come prevede lo statuto veneto. Nata il 16 novembre 1979 a Padova, laurea in Scienze dell’educazione, dal 2013 è stata consigliere comunale e assessore all’urbanistica e alla mobilità a San Donà di Piave, comune nel quale risiede. In Consiglio regionale è al suo secondo mandato, rieletta nella lista del Partito Democratico della circoscrizione di Venezia con 3826 preferenze.
Al femminile entrambe le figure di consigliere segretario: Alessandra Sponda (lista Zaia) per la maggioranza, ed Erika Baldin (Movimento 5 Stelle) per le opposizioni. Alessandra Sponda, 29 anni, di Lavagno, è la più giovane consigliera regionale di questa legislatura. Laureata in architettura, già assessore comunale all’urbanistica e all’edilizia privata nel comune dell’Est veronese, è consigliere comunale ed è stata eletta nella circoscrizione veronese della lista Zaia Presidente con 2839 preferenze.
Erika Baldin (M5Stelle), nata a Chioggia 31 anni fa, due lauree (in Scienze politiche a Padova e in Giurisprudenza a Ferrara), consigliera comunale nel suo comune dal 2011 sui banchi pentastellati, è alla sua seconda legislatura regionale, rieletta nella circoscrizione di Venezia con 2007 preferenze.
“La presenza di tre donne nell’organo di guida dell’assemblea veneta – osserva il segretario generale del Consiglio, Roberto Valente – è una novità inedita per la Regione. Fa da specchio al trend crescente di presenza femminile sui banchi di palazzo Ferro-Fini: in questa legislatura le donne elette hanno raggiunto quota 35,2%, la percentuale più alta tra gli eletti nella storia della Regione Veneto”. Nel 1970, quando nacquero le Regioni, tra i 50 consiglieri del Consiglio veneto sedeva una sola donna, Rosetta Molinari Milani, padovana, militante della Resistenza, segretaria dell’Unione Donne Italiane e responsabile della commissione femminile della federazione provinciale del Pci.
Trentacinque anni fa le prime donne a sedere nella ‘stanza dei bottoni’ del Consiglio furono Giuseppina Dal Santo, allora 57enne, già assessore comunale e provinciale, alla terza legislatura regionale e capogruppo della Dc in Regione, e la padovana Amelia Casadei, classe 1930, parlamentare della sinistra Dc nella seconda metà degli anni Settanta. Cinque anni dopo, nel 1990, per la prima volta il Consiglio regionale del Veneto elesse un presidente donna: la vicentina Amalia Sartori, allora 43enne. Una presidenza che durò lo spazio di 40 giorni, perché l’esponente socialista entrò in Giunta come vicepresidente e assessore alle infrastrutture, cedendo il posto al compagno di partito Umberto Carraro. Ma Lia Sartori ritornò sul massimo scranno di palazzo Ferro-Fini cinque anni dopo, nella sesta legislatura (1995-2000), facendo del suo ruolo istituzionale e politico la cabina di regìa della transizione politica post-democristiana in Veneto.
La ‘Navicella’ di palazzo Ferro-Fini documenta la presenza di 9 elette nella settima legislatura (2000-2005), 7 nell’ottava (2005-2010), 4 su 60 consiglieri nella nona legislatura (2010-2015), presenza che si è ulteriormente contratta a 3 a metà legislatura dopo l’elezione in parlamento di Laura Puppato. La rappresentanza femminile sui banchi del Consiglio regionale ha ripreso quota nel 2015 con 11 elette su 51 consiglieri (X legislatura), per effetto anche della nuova legge elettorale.
“Dopo vent’anni di guida tutta ‘al maschile’ – conclude Valente – ora nella ‘stanza dei bottoni’ del Consiglio regionale sono tornate a sedere le donne, con tre giovani rappresentanti, due veneziane e una veronese, con diversa storia personale e politica, ma tutte con alle spalle una esperienza amministrativa nel proprio comune e un forte radicamento territoriale. Ora tocca a loro, insieme alle colleghe neoelette e alle donne che siederanno in Giunta, dare continuità alla ‘lunga marcia’ delle donne nei massimi organi legislativi del Veneto e nelle istituzioni venete”.