“La superficie occupata dal paesaggio storico – un’area di 6.395,49 ha che ricopre sostanzialmente l’area collinare della Valpolicella – è superiore al 50 per cento, dunque la domanda di candidatura delle Colline Terrazzate della Valpolicella Classica a entrare nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradIzionali” è stata accolta dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIpaaf), che farà i sopralluoghi di verifica e poi, confidiamo nel 2021, ci auguriamo di ottenere l’iscrizione”. A riassumere il felice esito della prima importante tappa del percorso iniziato circa 3 anni fa, coordinato dall’architetto veronese Chiara Zanoni, è Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar, capofila del progetto che vede coinvolti anche le amministrazioni di Negrar, Marano, Fumane, San Pietro e Sant’Ambrogio, il Dipartimento di Economia Aziendale dell’l’Università di Verona e il GAL Baldo Lessinia.

Andrea Turato, architetto (Patchworkstudio, Padova) ha posto come inizio della valutazione storico-ambientale, svolta insieme a Viviana Ferrario, geografa, professore associato, Università Iuav di Venezia, gli anni 1954/55 in cui è avvenuta la grande trasformazione agricola italiana attraverso la meccanizzazione e si sono avute le prime immagini fotografiche aeree del suolo, quindi anche di quello della Valpolicella, di cui sono stati esaminati gli usi: bosco o macchia, vigneto tradizionale a pergola, arborati, terrazzato, vigneto industriale a spalliera, ritocchino, seminativi semplice, oliveto o frutteto, prato opascolo, coltura promiscua, edificato e strade, parco o giardino.

Obiettivo del Registro è valorizzare il paesaggio rurale come valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza in quanto luogo di conservazione di pratiche agricole storiche parte integrante del territorio, considerate il modello di agricoltura sostenibile che si cerca oggi nel mondo di promuovere. Lo ha ricordato Mauro Agnoletti, professore associato Dagri (Dipartimento Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali), Università di Firenze, coordinatore del progetto per la creazione del Registro, che oggi conta 24 paesaggi iscritti e altri 17 in lista d’attesa. Agnoletti ha riferito come la maggior parte degli italiani non conoscano il valore del loro paesaggio rurale nonostante le sue importanti ricadute economiche, ambientali e sociali e che è necessario fare una “ricostruzione culturale e recuperare questa memoria persa“, perché utilità e bellezza, dati per scontati, sono oggi fondamentali per misurarsi nella competitività globale. Concludendo, ha affermato come il paesaggio agricolo abbia sempre avuto un ruolo marginale ma che oggi c’è una nuova sensbilità e che gli sarà dedicata una sessione nell’ambito della 2020 UNISCAPE International Conference organizzata a Firenze dal 16 al 17 ottobre 2020 per celebrare i vent’anni dalla firma della Convenzione Europea del Paesaggio, avvenuta a Firenze il 20 ottobre 2000.

L’elemento emergente primario del paesaggio è la strada di campagna, seguito da vigneti a pergola, marogne – i muretti a secco della Valpolicella Classica – e case rurali. L’impatto positivo di un bel paesaggio influisce così tanto sulla soddisfazione dell’enoturista da spingerlo a pagare di più il servizio offerto (da 20 centesimi sino ad 1 euro). La vista è il senso che maggiormente produce desiderio e aspettativa e dunque il consumatore, sempre più evoluto, sa riconoscere un bel paesaggio da uno brutto anche secondo Diego Tomasi, I° ricercatore presso il Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia di Conegliano (CREA-VE), che ricorda come un sito diventi luogo quando la presenza dell’uomo gli dà un’anima e una memoria, citando per bellezza ed eleganza le contrà, la cui armonica visione suscita negli enoturisti stati d’animo positivi trasferiti nell’assaggio del vino.

«C’è la necessità di distinguere chiaramente fra IL vino Valpolicella e LA Valpolicella storica o classica» afferma l’enologo e dg della cantina cooperativa negrarese, Daniele Accordini. Che aggiunge: «Dal progetto di candidatura è emerso in modo chiaro ed evidente come la Valpolicella storica, a partire dal nome citato nei testi fin dal XII sec., dai suoi confini geografici, dalle tradizioni, è quella Classica e, questa, quindi, non deve essere confusa con il nome di un vino o una zona di denominazione. I vigneti che la occupano sono in prevalenza a “carattere artigianale, il 92,5% cento di essi ha un’estensione inferiore ai 10 ha”, ha riferito Diego Tomasi, ed ogni vigneto parla della persona che lo coltiva. Dobbiamo perciò recuperare la memora storica e l’esperienza di chi ci ha preceduto, perché l’Amarone apprezzato in tutto il mondo deve il suo successo alle intuizioni e al saper fare dei nostri padri – dalla vendemmia a mano, al tipico processo dell’appassimento delle uve autoctone che qui trae le sue origini, ai terrazzamenti».