(di Bulldog) Nuovo Stadio, sarebbe un errore per Federico Sboarina replicare  il modello filovia: ovvero, gestire un  dossier per poi abbandonarlo. Il sondaggio di Fabbrica Politica (qui il nostro articolo di venerdì scorso) dà un giudizio un po’ tranchant per l’opera – soltanto il 28% degli intervistati che hanno votato e voteranno per il sindaco ritiene questa iniziativa  necessaria – , dando immediatamente fiato alle trombe di chi questa opera (ma più in generale, tutte le nuove opere pubbliche) non vuole. La scusa per fermarsi è la solita: il traffico, la crescita del commerciale, l’emergenza in atto. Tre balle, secondo noi. Qui, infatti , l’ideologia non conta nulla. Quello che conta davvero è il futuro del quartiere che vive attorno allo Stadio Bentegodi, un quartiere che lo rispecchia fedelmente: è vecchio, brutto, pensato senza una visione del futuro, senza servizi. Simil stabunt, simil candent: il Bentegodi non  offre granché a chi lo frequenta; il quartiere ancora meno.

Fateci un giro e guardatelo con sguardo non ideologico: la parte costruita dai palazzinari degli Anni Sessanta è un alveare di vecchi immobili, energivori, senza parcheggi interni; le strade sono strette, sporche; tutti gli esercizi commerciali sono in mano ad impresari cinesi; gli italiani sono in larga parte anziani ed il quartiere non è la prima scelta delle nuove coppie; per i giovani non ci sono posti di aggregazione se non i bar, quel che resta dell’oratorio schiacciato fra le case, il parcheggio oltre lo stadio per giocare. Certo si può andare al percorso della salute della Spianà, ma soltanto rischiando la vita lungo una stradina stretta senza marciapiede. I nuovi italiani, quelli che non perdono tempo con le gang, debbono inventarsi un campo da cricket in un parcheggio, in mezzo alle auto. Non c’è un ristorante decente se dovete parlare di affari o corteggiare la morosa. Un quartiere che sembra vivo soltanto quando c’è il suk del mercato del sabato. Un quartiere che è attrattivo come una banlieue di Parigi cui sembra sempre più assomigliare.

Questo quartiere va ripreso prima che sia troppo tardi. Un nuovo stadio vorrebbe dire sistemare, e non aggravare il traffico, rendendo più certo il percorso da e per il Bentegodi; vorrebbe dire creare quei servizi (ristorazione, commercio di qualità, nuovi motivi di attrazione) che oggi non ci sono: che senso ha immaginare una cittadella dello sport fra stadio e Spianà se mancano i collegamenti e persino i negozi che possono coltivare quel cluster di sportivi che dovrebbe utilizzare quell’area? Un nuovo stadio vorrebbe dire creare nuovi eventi (sportivi, ma anche culturali) per la città tutta in un contesto decente, creando lavoro immediato per il settore dell’edilizia ma anche per realtà giovani interessate a sfruttare le opportunità di una realtà immobiliare moderna: uffici, ristorazione e un alberghiero di prestigio, nuovi business collaterali allo sport (un museo/hall of fame dello sport scaligero?)

L’emergenza Covid? Come pensiamo di uscirne se non programmando un nuovo futuro che rimetta ordine nelle cose non buone del passato?

Senza pensare che un nuovo Bentegodi, con servizi riqualificati del quartiere, vorrebbe dire favorire una rigenerazione urbanistica che salvi quel che resta della città-giardino e progressivamente faccia piazza pulita degli ecomostri costruiti nel passato. Vorrebbe dire portare coppie giovani interessate ad una qualità della vita diversa, con servizi di livello e attività sportive sotto casa, e non il lumpenproletariat che ne sta riempiendo oggi le strade. Vorrebbe dire salvare il patrimonio di tanti veronesi anziani oggi fortemente a rischio per il deprezzamento del valore dei propri appartamenti. Esattamente come VeronaSud, lo Stadio è una cartolina per la città, quel quartiere dice a tanti visitatori com’è Verona realmente lontano dalle luci di piazza Bra. Metterci mano è doveroso. E’ un obbligo. Necessario per la ripresa di tutta la città dopo il crack del 2020.